giovedì 7 maggio 2015

DAL 06 AL 10 MAGGIO 2015 - VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE

06 MAGGIO 2015


Million Stone
      
 

Il Milion, la pietra miliare eretta a Costantinopoli nel quarto secolo, emblematico luogo di partenza per la misurazione delle distanze di tutte le strade che conducevano alle città dell'Impero Bizantino e al contempo simbolo del potere maschile per l’intrinseco rimando culturale al fallo. La leggenda di Lilith, la dea sumera della fertilità e dell’agricoltura, che fu in seguito demonizzata e divenne nota come la prima donna a ribellarsi alla dominazione maschile. La storia e il potere delle relazioni Istanbul, un tempo ritenuta il centro del mondo; una città dai molti nomi, crocevia di diverse culture e religioni, dove ogni nuovo potere e forza politica cambiava il nome e il tessuto culturale precedente in base alla propria identità. La considerazione fondamentale che le religioni siano una la continuazione dell’altra.
Su questi riferimenti concettuali l’artista turco Ahmet Güneştekin, già alla ribalta dello scenario artistico internazionale, trasfomerà i seicento metri quadri del suggestivo complesso della Pietà in Million Stone / Milion Taşı.
La mostra, curata da Matthew Drutt, noto editor, autore e curatore indipendente americano, presenta otto opere inedite e recenti di Güneştekin, che evocano simbolismi atavici e veicolano forti messaggi attraverso un progetto espositivo destinato a far parlare di sè.
Artista autodidatta e poliedrico, Güneştekin adopera tecniche libere del tutto singolari, che sono il risultato della sua personale sperimentazione scevra dalla formazione accademica. La sua produzione è sensibile al richiamo di un’arte tradizionale locale, e impiega motivi decorativi marcatamente geometrici ispirati a tappeti, lampade e manufatti ottomani in rame.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
Contemporaneamente
  
“Contemporaneamente” a Venezia, a New York, a Cape Town, a Londra, a Los Angeles…Ma “Contemporaneamente” anche nella pittura, nella scultura, nella fotografia come differenti declinazioni della contemporaneità, seppur sotto il segno di una apparente e più generale comunanza stilistica. E’ attorno a questo tema che, quest’anno e per l’intera durata della Biennale di Venezia, la Bugno Art Gallery ha deciso di destinare i suoi spazi espositivi agli artisti con i quali abitualmente collabora, invitati per l’occasione a partecipare ad una mostra collettiva, mutevole ed in continuo divenire (da maggio a novembre 2015). Un progetto artistico che proporrà, per circa sette mesi, un avvicendamento di opere provenienti da differenti latitudini, proprie del loro carattere distintivo, ma al contempo accomunate dai segni della globalizzazione e del multiculturalismo. Dal nuovo puntinismo di Gavin Rain, alle ironiche ed enormi banconote di Paul Rousso; dallo storicizzato British Pop di Joe Tilson, alle atmosfere “barocche” ed irreali di Fabio Bianco; dalle “cinematografiche” vedute notturne di New York di Luca Campigotto, alle fotografie “industriali” di Andrea Morucchio. Una nuova percezione estetica universale nella forma, ma mai banale nei contenuti.
Tra gli artisti presentati:
Gavin Rain (pittura - Sud Africa)
Luca Campigotto (fotografia - Italia)
Paul Rousso (scultura - Stati Uniti)
Fabio Bianco (pittura - Italia)
Stefano Curto (Scultura - Italia)
Desire Obtain Cherish (scultura - Stati Uniti)
Gino Blanc (pittura - Italia)
Andrea Morucchio (fotografia - Italia)
Joe Tilson (pittura e scultura - Regno Unito)
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
Grisha Bruskin. An Archaeologist’s Collection
 
Evento collaterale della 56°Esposizione Internazionale d'Arte 'All the World's Future', a cura di Giuseppe Barbieri e Silvia Burini.
La 56° Biennale di Venezia – secondo le dichiarazioni del direttore Enwezor – torna a confrontarsi decisamente con le macerie della storia degli ultimi secoli, con il cambiamento incessante delle ideologie; a misurare, attraverso i linguaggi dell’arte che lo rappresentano, la profonda inquietudine di un tempo che accumula e distrugge. “La collezione di un archeologo”, il progetto dell’artista russo Grisha Bruskin ospitato nell’ex-chiesa di Santa Caterina, tra i più rilevanti Eventi Collaterali di quest’anno, non fosse altro per il prestigio internazionale che accompagna Bruskin ormai da parecchi lustri, si inscrive in modo molto pertinente in questo scenario.
Le origini di questa complessa installazione vanno rintracciate nel vasto dipinto che ha imposto Bruskin all’attenzione di pubblico e critica anche al di fuori del suo Paese: si tratta di “Lessico fondamentale” (“Fundamental’nyj leksikon”, 1986), l’archiviazione visiva di oltre 250 normotipi dell’umanità sovietica. Quello che allora poteva apparire come l’affresco di un’antropologia immutabile si è rivelato, appena pochi anni dopo, l’analitica testimonianza di un impero improvvisamente scomparso, di un sistema collassato e imploso.
Da questa sua sconfinata rubrica di “personaggi” Bruskin dopo il crollo dell’URSS (1991) ha ricavato una serie di statue, quasi a grandezza naturale. Le ha poi frantumate, ha fuso in bronzo i frammenti che ha ritenuto più rilevanti, li ha interrati nella campagna toscana, accanto a una necropoli etrusca, e dopo tre anni ha organizzato una vera e propria campagna di scavo archeologico (con apposite rilevazioni sull’ossidazione dei reperti) per riportarli alla luce. È quanto osserveremo nella mostra veneziana. Un sito archeologico perfettamente ordinato, in cui rintracciare l’ordine apparente del potere e il concreto disordine della storia.
L’artista non ha mancato di chiarire le ragioni di questa sua lunga ricerca: ha voluto che i resti dell’impero sovietico venissero riesumati dalle terre di quello romano, nel nome di una antica tradizione, che sin dall’epoca zarista (czar non è altro che la contrazione di caesar), rivendica a Mosca il titolo di Terza Roma, dopo la caduta di Costantinopoli e il rischio di una corruzione dell’ortodossia religiosa. E anche i dirigenti sovietici, in seguito, hanno continuato a pensare all’URSS come a un impero, multietnico e multiconfessionale, retto da un inflessibile cesarismo... È quasi inutile aggiungere la lancinante attualità del progetto di Bruskin, in una fase storica che sovrappone il potere religioso a quello politico e militare, che ambisce a costituire dal nulla nuovi improbabili imperi. L’artista russo ci costringe viceversa a guardare in faccia questo nulla, a riflettere su come una rivoluzione possa rapidamente divenire ancien régime, implodere, salvo poi sopravvivere nella nostalgia e nel mito. Lo sguardo asciutto di Bruskin non fa alcuna concessione alla nostalgia: la sua è, da una parte, la serissima parodia del potere e del consenso che ogni potere insegue, e insieme un’indagine – che riguarda non solo la storia russa ma ogni nostro comune passato – sui meccanismi profondi della memoria, un tema che lo affascina da sempre, come attesta l’altra sua mostra attualmente in scena a Venezia: “Alefbet. Alfabeto della memoria”.
“La collezione di un archeologo” è un progetto intriso di alcuni filoni essenziali della riflessione sulla storia del Novecento, da Benjamin a Borges, da Foucault a Lotman. Ma è anche un’installazione di grande e calcolato coinvolgimento emotivo: come l’”Angelus Novus” di Klee, ci è offerta la possibilità di guardare dall’alto le scorie rovinose di un passato doloroso, confrontando la verità della passione con la menzogna delle parole d’ordine. Davvero la storia è magistra vitae? Da “La collezione di un archeologo” si esce con alcune risposte e con molte nuove domande.
La mostra è accompagnata da un catalogo in inglese (Terra Ferma). Tra gli autori, oltre ai due curatori, Ekaterina Bobrinskaja, Grisha Bruskin, Sauro Gelichi, Boris Groys, Mikhail Iampolski, Marcello Miccio.
Grisha Bruskin (1945) è uno dei più importanti artisti russi contemporanei. Le sue opere si trovano in numerosi musei e collezioni private, non solo russi. Nel 1999 ha realizzato su invito del governo tedesco il trittico monumentale “La vita prima di tutto” per la ricostruzione del Reichstag a Berlino. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Kandinskij nella categoria “Progetto dell’anno”.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
07 MAGGIO 2015
 
 
 
Dancing Solar Flowers
Il Cortile Grande di Ca' Foscari ospiterà i 'Dancing Solar Flowers' un'installazione dell'artista Alexandre Dang.
Questo progetto nasce dalla collaborazione dell'artista con l'Università Ca’ Foscari Venezia e rientra all’interno del programma Ca' Foscari Sostenibile.
L'opera unisce l'approccio scientifico a quello artistico e ha l'obiettivo di promuovere la conoscenza delle energie rinnovabili e aumentare consapevolezza di problemi e soluzioni sostenibili in questo campo. L'arte di Alexandre Dang costituisce inoltre uno strumento per educare i più giovani sul potenziale delle tecnologie eco-compatibili, con particolare riferimento all'energia rinnovabile.
Il progetto abbraccia alcuni dei principali ambiti di ricerca e didattica cafoscarini e prevede il coinvolgimento attivo degli studenti negli ambiti della comunicazione e dell'allestimento.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 
Maurizio Pellegrin: Treni volanti, carte appese e altri pensieri
 
Da molti anni ormai Maurizio Pellegrin vive a New York. Torna a Venezia, la sua città natale, con questa mostra dopo una lunga, laboriosa assenza in cui ha esposto le sue opere in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo. La mostra è composta da un gruppo di opere eterogenee che ruotano intorno ad un’installazione, un’architettura di rotaie e trenini che galleggiano nell’aria, viaggiano sui binari di un’esperienza storica, una vicenda lunga più di un trentennio, che da pittorica via via ha assorbito un insieme artistico più ampio, debordando dalla tela nello spazio. Sono lavori, avvisa l’autore, da guardare in controluce, in quella zona al limite tra il contenuto, il testo ed il contesto, tra descrizione, linguaggio e rappresentazione, tra l’idea poetica e corporalità. Sono stralci tratti da diari di viaggio, geografie di qualcuno che tornando a casa ha scelto di scoprire alcune carte che dichiarano la propria presenza e il proprio operare : Maurizio Pellegrin verifica oggi, qui, con questo titolo e questa mostra, uno stato d’animo. Il risultato plastico e la prospettiva futura si trovano nei complessi intrecci che muovono dai binari di quei trenini volanti, dalle carte appese e dagli altri pensieri e si prolungano agli spettatori. Il limite, l’orizzonte, ch’è poi in verità il nucleo del discorso, è la messa in discussione di una razionalità che nulla ha a che fare con l’arte ed è il punto di partenza, la stazione-palcoscenico da cui volano i treni di Pellegrin. Tutto è immoto e al tempo stesso ogni cosa si muove tra l’immaginazione che incombe sui lavori, lo spazio mentale del protagonista e le testimonianze sparse degli oggetti. Le energie prodotte da questo fermento evocano, creano e indicano a loro volta altre memorie, altri luoghi. Le rotaie e i trenini in misteriosa levitazione, così come i fili di ferro, i leggeri graffiti sulla carta sono indizi, partendo da terra puntano in alto. Egli ricompone una realtà diversa da com’essa si propone e ne prospetta una nuova, risalendo alle radici, al suo momento iniziale. Ciò che lo stimola e lo attrae non è la realtà sociale o quella urbana, ma un’occasione artistica, la conferma delle modalità di un processo costruttivo.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Heart Modulation
In occasione della 56’ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2015, la Galleria Grossetti si propone a Venezia con Heart Modulation, non solo una mostra, ma un punto di incontro e scambio intellettuale per artisti, operatori e amici. Un omaggio a Rodolfo Aricò.
L’esposizione si sviluppa modulando una sequenza di sale “personali” che creano un percorso che passa dalla scultura alla fotografia, dalla pittura all’installazione.
Artisti: Mats Bergquist, Carlo Bernardini, Rossella Bellusci, Enzo Castagno, Angela Glajcar, Hans Hermann, Tancredi Mangano e Antonella Zazzera

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
The Venetian Blinds. Artist-Run Bands
 
In occasione della settimana inaugurale della 56. Biennale d’Arte di Venezia, il Teatrino di Palazzo Grassi presenta 'The Venetian Blinds. Artist-Run Bands', il primo festival musicale internazionale, interamente dedicato a gruppi rock fondati da artisti visivi. Dalle ore 21.30 di giovedì 7 maggio 2015 (con apertura porte alle ore 20.30) The Venetian Blinds porterà sul palco due gruppi a serata, per un totale di sei rock band, fondate da artisti contemporanei di fama internazionale, in tre giorni di manifestazione:
Giovedi 7 maggio
- Emily Sundblad & Matt Sweeney: La pittrice, attrice e cantante svedese Emily Sundblad è anche una della incarnazioni di Reena Spaulings, artista e gallerista di finzione, la cui opera è stata esposta alla Tate Modern e alla Biennale del Whitney Museum. Il chitarrista Matt Sweeney è stato membro del gruppo hard-rock Chavez e ha collaborato tra l’altro con il produttore Rick Rubin e il cantante degli Smashing Pumpkins Billy Corgan.
- The Rodney Graham Band Feat. Rodney Graham, Paul Rigby, David Carswell, Peter Bourne. La musica di Rodney Graham mescola folk e rock psichedelico. “Graham non ha mai risolto la domanda: sono un musicista prigioniero nella mente di un artista oppure un artista prigioniero nel corpo di un musicista?” scrive in suo proposito Kim Gordon, cantante dei Sonic Youth. venerdì 8 maggio
- The Cornichons Feat. John Miller, Dan Walworth, Aura Rosenberg, Jose Martos, Servane Mary, Jon Kessler. La carriera musicale di John Miller segue la stessa traiettoria del suo percorso artistico: proteiforme, inclassificabile, radicale, tra pittura, fotografia, scultura e video. Dagli anni ‘70, Miller partecipa a numerosi progetti musicali, tra i quali The Poetics insieme a Mike Kelley e Tony Oursler, suoi compagni di studio a Cal Arts. Il suo ultimo progetto The Cornichons risale al 2013.
- Bob Carol Ted Feat. Steve DiBenedetto, Dave Rick, Colette Russen. Alla fine degli anni ‘80, il celebre pittore e batterista Steve DiBenedetto e il chitarrista/bassista Dave Rick si esibiscono con i gruppi art punk progressivo Wonderama and Shapiro-rama. Durante gli anni ‘80 e ‘90, Dave Rick si esibisce anche con Yo La Tengo, Phantom Tollbooth, Bongwater e King Missile. BOB CAROL TED riunisce DiBenedetto alla batteria, Dave alla chitarra e aggiunge Colette Russen al basso. BCT è un trio pre-modern-green-energy, deciso a eliminare i rumori del XXI secolo dalla musica e dai materiali del XX.
Sabato 9 maggio
- I Apologize Feat. Jean-Luc Verna, Gautier Tassart, Julien Tiberi. Le icone musicali di Jean-Luc Verna si chiamano Siouxsie and the Banshees, T.Rex, Janis Joplin. Il performer, fotografo, scultore e disegnatore di Nizza rivisita le loro canzoni, le loro attitudini, i loro codici. “Sono nato negli anni ‘60, ho compiuto quindi 25 anni. È l’età perfetta per mettere i tacchi e cominciare a cantare.”
- Martin Creed and his Band Feat. Martin Creed, Anouchka Grose, Keiko Owada, Serge Vuille, Katy Huntley, Katrina Wilson, Rob Eagle. Vincitore del Turner Prize 2001, Martin Creed ha fondato il suo gruppo di rock alternativo, chiamato inizialmente Owada, nel 1994. Il suo ultimo album Love To You, uscito nel 2012, è stato prodotto da Johnny Marr e Nick McCarthy dei Franz Ferdinand e distribuito da Moshi Moshi Records, la casa discografica di Florence and The Machine, Au Revoir Simone e Metronomy. Questa la filosofia di Franck Gautherot alla base di The Venetian Blinds: “Tutto muove dall’idea di mettere insieme sul palco un gran numero di band guidate da visual artist. Questo è il prezzo da pagare per mantenere lo spirito, l’atteggiamento, una certa idea formale di intrattenimento”.
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Biglietto: Ingresso gratuito con pre-registrazione on-line
 
 
 
 
 
 
 
Grisha Bruskin. An Archaeologist’s Collection
 
Evento collaterale della 56°Esposizione Internazionale d'Arte 'All the World's Future', a cura di Giuseppe Barbieri e Silvia Burini.
La 56° Biennale di Venezia – secondo le dichiarazioni del direttore Enwezor – torna a confrontarsi decisamente con le macerie della storia degli ultimi secoli, con il cambiamento incessante delle ideologie; a misurare, attraverso i linguaggi dell’arte che lo rappresentano, la profonda inquietudine di un tempo che accumula e distrugge. “La collezione di un archeologo”, il progetto dell’artista russo Grisha Bruskin ospitato nell’ex-chiesa di Santa Caterina, tra i più rilevanti Eventi Collaterali di quest’anno, non fosse altro per il prestigio internazionale che accompagna Bruskin ormai da parecchi lustri, si inscrive in modo molto pertinente in questo scenario.
Le origini di questa complessa installazione vanno rintracciate nel vasto dipinto che ha imposto Bruskin all’attenzione di pubblico e critica anche al di fuori del suo Paese: si tratta di “Lessico fondamentale” (“Fundamental’nyj leksikon”, 1986), l’archiviazione visiva di oltre 250 normotipi dell’umanità sovietica. Quello che allora poteva apparire come l’affresco di un’antropologia immutabile si è rivelato, appena pochi anni dopo, l’analitica testimonianza di un impero improvvisamente scomparso, di un sistema collassato e imploso.
Da questa sua sconfinata rubrica di “personaggi” Bruskin dopo il crollo dell’URSS (1991) ha ricavato una serie di statue, quasi a grandezza naturale. Le ha poi frantumate, ha fuso in bronzo i frammenti che ha ritenuto più rilevanti, li ha interrati nella campagna toscana, accanto a una necropoli etrusca, e dopo tre anni ha organizzato una vera e propria campagna di scavo archeologico (con apposite rilevazioni sull’ossidazione dei reperti) per riportarli alla luce. È quanto osserveremo nella mostra veneziana. Un sito archeologico perfettamente ordinato, in cui rintracciare l’ordine apparente del potere e il concreto disordine della storia.
L’artista non ha mancato di chiarire le ragioni di questa sua lunga ricerca: ha voluto che i resti dell’impero sovietico venissero riesumati dalle terre di quello romano, nel nome di una antica tradizione, che sin dall’epoca zarista (czar non è altro che la contrazione di caesar), rivendica a Mosca il titolo di Terza Roma, dopo la caduta di Costantinopoli e il rischio di una corruzione dell’ortodossia religiosa. E anche i dirigenti sovietici, in seguito, hanno continuato a pensare all’URSS come a un impero, multietnico e multiconfessionale, retto da un inflessibile cesarismo... È quasi inutile aggiungere la lancinante attualità del progetto di Bruskin, in una fase storica che sovrappone il potere religioso a quello politico e militare, che ambisce a costituire dal nulla nuovi improbabili imperi. L’artista russo ci costringe viceversa a guardare in faccia questo nulla, a riflettere su come una rivoluzione possa rapidamente divenire ancien régime, implodere, salvo poi sopravvivere nella nostalgia e nel mito. Lo sguardo asciutto di Bruskin non fa alcuna concessione alla nostalgia: la sua è, da una parte, la serissima parodia del potere e del consenso che ogni potere insegue, e insieme un’indagine – che riguarda non solo la storia russa ma ogni nostro comune passato – sui meccanismi profondi della memoria, un tema che lo affascina da sempre, come attesta l’altra sua mostra attualmente in scena a Venezia: “Alefbet. Alfabeto della memoria”.
“La collezione di un archeologo” è un progetto intriso di alcuni filoni essenziali della riflessione sulla storia del Novecento, da Benjamin a Borges, da Foucault a Lotman. Ma è anche un’installazione di grande e calcolato coinvolgimento emotivo: come l’”Angelus Novus” di Klee, ci è offerta la possibilità di guardare dall’alto le scorie rovinose di un passato doloroso, confrontando la verità della passione con la menzogna delle parole d’ordine. Davvero la storia è magistra vitae? Da “La collezione di un archeologo” si esce con alcune risposte e con molte nuove domande.
La mostra è accompagnata da un catalogo in inglese (Terra Ferma). Tra gli autori, oltre ai due curatori, Ekaterina Bobrinskaja, Grisha Bruskin, Sauro Gelichi, Boris Groys, Mikhail Iampolski, Marcello Miccio.
Grisha Bruskin (1945) è uno dei più importanti artisti russi contemporanei. Le sue opere si trovano in numerosi musei e collezioni private, non solo russi. Nel 1999 ha realizzato su invito del governo tedesco il trittico monumentale “La vita prima di tutto” per la ricostruzione del Reichstag a Berlino. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Kandinskij nella categoria “Progetto dell’anno”.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
08 MAGGIO 2015
 
 
So, we’ll go no more a roving
 
Il Caffè Florian di Venezia presenta la XIII edizione di “Temporanea - Le Realtà possibili del Caffè Florian”, con la mostra “So, we’ll go no more a roving” dell’artista Qiu Zhijie curata da Stefano Stipitivich.
Dopo Bruno Ceccobelli, Mimmo Rotella, Fabrizio Plessi, Gaetano Pesce, Luca Buvoli, Arcangelo, Irene Andessner, Fausto Gilberti, Botto&Bruno, Marco Tirelli, Pietro Ruffo, Omar Galliani, il tradizionale appuntamento con “Temporanea” presenta quest’anno un artista cinese di fama internazionale. Il Florian continua così da più di vent’anni ad essere protagonista, durante la Biennale d’Arte Contemporanea, di un’iniziativa artistica con la quale si vuole ricordare che proprio all’interno dello storico locale di Piazza San Marco nel 1893 nacque l’idea, grazie a Riccardo Selvatico e ad altri intellettuali veneziani, di organizzare la Prima Esposizione della Città di Venezia, conosciuta poi internazionalmente come la Biennale.
Il titolo della mostra di Qiu Zhijie è tratto da una poesia di Lord Byron il quale, nel periodo in cui visse a Venezia, in una lettera indirizzata a Thomas Moore scrisse: “Così non andremo più vagando” (So, we’ll go no more a roving). Zhijie reinterpreta la Sala Cinese del Caffè più antico del mondo con un’opera site specific realizzata in esclusiva per la collezione Florian: pareti, soffitto, pavimento, tavolo e sedie sono rivestiti con specchi sui quali sono state incise frasi di frequentatori famosi del Florian (Byron, Goethe, Carlo Goldoni, Dickens e altri) che rievocano conversazioni avvenute all’interno della Sala. Le scritte appaiono rovesciate e quindi possono essere lette soltanto attraverso lo specchio situato in posizione opposta.
L’idea dell’artista è legata, in parte, alla storia di Venezia: lo specchio, infatti, è stato inventato proprio nella città lagunare nel 1460 e per centocinquant’anni Venezia ha avuto il monopolio dell’industria degli specchi. La tradizione delle scritture speculari risale invece all’epoca pre-islamica nella Penisola Arabica; la maggior parte delle scritture personali di Leonardo da Vinci, inoltre, è in corsivo speculare. Venezia diventa quindi il luogo di incontro di tradizioni europee, arabe e asiatiche.
Oltre alla Sala Cinese, è l’intero Caffè a essere coinvolto nell’opera di Qiu Zhijie. Frasi di personaggi celebri sono leggibili sugli specchi che decorano le Sale. Anche i tavoli in Piazza San Marco sono ricoperti da specchi con incise delle frasi che formano un cerchio; per leggerle, il visitatore deve camminare intorno al tavolo rendendo i caratteri una sorta di 'motore di azionamento'.
“L’installazione di Qiu Zhijie all’interno e all’esterno dello storico Caffè di Piazza San Marco - spiega Stefano Stipitivich – diventa strumento che contemporaneamente specchia la nostra immagine, facendoci diventare parte integrante e mutevole dell’opera, e ci fa riflettere, attraverso le frasi celebri incise sul vetro, sulla storia, sulle tante storie scritte da personaggi famosi che sono passati al Florian nel corso dei secoli. Il progetto di Qui Zhijie è particolarmente affascinante, quasi una sorta di tributo a una Venezia che è stata per secoli, a partire dalla metà del ‘300, la più grande produttrice al mondo di specchi”.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
Painting as Shooting
 
 
La Fondazione Faurschou è lieta di presentare Painting as Shooting di Liu Xiaodong, uno degli artisti più influenti del panorama cinese degli ultimi due decenni, presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
Si tratta della prima grande mostra a livello europeo che esplora approfonditamente la singolare tecnica di Liu Xiaodong, che si concentra in modo sensibile ma convincente sui profondi chiasmi sociali ed ecologici della nostra vita contemporanea. La mostra è a cura di Jérôme Sans e si focalizza su una serie di progetti dell’ultimo decennio appositamente selezionati che analizzano importanti temi a livello mondiale sia ambientali che sociologici.
Liu Xiaodong tratta il suo lavoro con gli occhi e la tecnica dello storyboard tipica dei cineasti. Ognuna delle opere dell’artista prende forma da una semplice idea annotata quotidianamente nel suo diario, dove egli descrive gli eventi di cui è stato testimone, le foto che ha scattato o le persone che ha incontrato, e successivamente le trasforma in personaggi reali nelle sue tele. In un certo senso i dipinti dell’artista somigliano a un set cinematografico nel quale egli è il regista che collabora con gli attori per recitare, narrare o ricreare una situazione, impressioni varie o i relativi effetti. Ed è così che Liu Xiaodong incarna il concetto di ‘painting as shooting’ (pittura come fotografia).
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
Das Meisterstück
 
In occasione della Biennale di Venezia, 56. Esposizione Internazionale d’Arte, venerdì 8 maggio apre al pubblico la mostra sull’Isola di San Giorgio Das Meisterstück di Matthias Schaller.
La mostra presenta una serie di fotografie dell’artista tedesco Matthias Schaller, che ritraggono le tavolozze dei maestri più significativi negli ultimi duecento anni della storia della pittura europea.
L’esposizione sarà allestita nel Cenacolo Palladiano. Das Meisterstück (Il Capolavoro) rivela come la tavolozza costituisca una sorta di ‘ritratto indiretto’ dell’artista e della sua tecnica pittorica. Le monumentali fotografie delle tavolozze originali (190 cm x 140 cm circa) forniscono una chiave d’accesso inedita e storica all’uso del colore, all’organizzazione dello spazio e alla pennellata degli artisti ‘raffigurati’.
Dal 2007 Schaller è impegnato nel catturare la bellezza delle tavolozze d’artista, intese come una finestra affacciata sul loro genio creativo, come un paesaggio astratto della produzione pittorica. Catturando l’essenza di 180 tavolozze appartenute a oltre settanta tra i più grandi maestri europei del 19° e del 20° secolo, Schaller coglie così l’inconscio della pittura, o, in altre parole, la pittura prima della pittura.
Das Meisterstück comprende le tavolozze di artisti come: J.M.W. Turner, Eugène Delacroix, Paul Cézanne, Claude Monet, Vincent van Gogh, Wassily Kandinsky, Henri Matisse, Pablo Picasso, Francis Bacon, Cy Twombly
In mostra sarà presentata una selezione di circa 10 fotografie, che permetterà di illuminare l’evoluzione dei principali movimenti artistici europei compresi tra l’impressionismo e l’astrattismo. Nel corso della sua ricerca, Schaller ha raccolto tavolozze dai principali musei europei, tra i quali il Louvre, il Musée d’Orsay e il Centre Pompidou (Paris), la Tate (London), la Kunsthaus (Zürich), l’Akademie der Künste (Berlin), il Metropolitan Museum (New York), da fondazioni private, da familiari degli artisti e da collezionisti privati.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Mostra Personale di Luigi Rizzetto
 
Luigi Rizzetto irradia la sua Arte di aree tipiche del Surrealismo diventando elementi per esplorare la figurazione d’oggi. L’artista indaga la profondità dell’animo umano, analizzando quell’elemento che scandaglia e fa uscire l’inconscio, ossia il sogno. Uno stato all’interno del quale irrealmente o illogicamente si creano, lungi dalla realtà, immagini e percezioni. Non solo Surrealismo, ma anche arie metafisiche s’intrecciano in paesaggi onirici suddivisi tra soavità e realtà. Dunque avanguardie contemporanee che si uniscono a una tradizione veneta che dal Quattrocento è intrisa da colore e luce. Nature silenti, fiori, donne che cercano una libertà di pensiero e fisica, figure dalla connotazione possibile e impossibile costituiscono una ricerca attraverso la quale Rizzetto si pone in un’Arte mai ferma perché ricca di costanti spunti evolutivi.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
Dancing Solar Flowers
Il Cortile Grande di Ca' Foscari ospiterà i 'Dancing Solar Flowers' un'installazione dell'artista Alexandre Dang.
Questo progetto nasce dalla collaborazione dell'artista con l'Università Ca’ Foscari Venezia e rientra all’interno del programma Ca' Foscari Sostenibile.
L'opera unisce l'approccio scientifico a quello artistico e ha l'obiettivo di promuovere la conoscenza delle energie rinnovabili e aumentare consapevolezza di problemi e soluzioni sostenibili in questo campo. L'arte di Alexandre Dang costituisce inoltre uno strumento per educare i più giovani sul potenziale delle tecnologie eco-compatibili, con particolare riferimento all'energia rinnovabile.
Il progetto abbraccia alcuni dei principali ambiti di ricerca e didattica cafoscarini e prevede il coinvolgimento attivo degli studenti negli ambiti della comunicazione e dell'allestimento.
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09 MAGGIO 2015
 
 
Byoung Choon Park - Collected Landscape
              
Dal prossimo 9 maggio Cené International e Infinity Art & Culture Promotion presentano la personale di un affermato e importante artista della Corea del Sud, Byoung-Choon Park: la mostra si intitola «Collected landscape», è curata da Hyun Joo Choe, docente di Arte contemporanea orientale presso la Hoseo University di Seul, artista a sua volta, con una vasta esperienza come curatrice, in collaborazione con i proff. Giuseppe Barbieri e Silvia Burini, del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, e con la prof. Vincenza D’Urso, del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, nonché direttrice della sede veneziana del King Sejong Institute, l’istituzione governativa sud-coreana che diffonde e promuove la lingua e la cultura del Paese asiatico all’estero. Anche Byoung-Choon Park insegna Arte contemporanea orientale presso l'Università di Duksung a Seul e la rassegna delle sue opere che il nostro Ateneo ospita sarà pertanto anche l’occasione per momenti di approfondimento sulle odierne espressioni artistiche e culturali che caratterizzano lo scenario coreano.
“Collected landscape” presenta undici opere di grandi dimensioni, realizzate dall’artista nell’ultimo quinquennio, in cui si mescolano impressioni di viaggio, spettacoli naturali, aree rivisitate di Google Earth, sensibilità contemporanea e memorie ataviche, punti di vista insoliti e stranianti. Al centro del percorso una grande installazione, percorribile dai visitatori, con oltre 130 shan shui, grandi fogli di carta con motivi paesaggistici tracciati a inchiostro, appesi a ganci da macello su tubi d’acciaio: una sorta di specchio complessivo della natura e della cultura coreana, che affonda in quindici secoli di tradizione figurativa orientale.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
The Venetian Blinds. Artist-Run Bands
 
In occasione della settimana inaugurale della 56. Biennale d’Arte di Venezia, il Teatrino di Palazzo Grassi presenta 'The Venetian Blinds. Artist-Run Bands', il primo festival musicale internazionale, interamente dedicato a gruppi rock fondati da artisti visivi. Dalle ore 21.30 di giovedì 7 maggio 2015 (con apertura porte alle ore 20.30) The Venetian Blinds porterà sul palco due gruppi a serata, per un totale di sei rock band, fondate da artisti contemporanei di fama internazionale, in tre giorni di manifestazione:
 
Sabato 9 maggio
- I Apologize Feat. Jean-Luc Verna, Gautier Tassart, Julien Tiberi. Le icone musicali di Jean-Luc Verna si chiamano Siouxsie and the Banshees, T.Rex, Janis Joplin. Il performer, fotografo, scultore e disegnatore di Nizza rivisita le loro canzoni, le loro attitudini, i loro codici. “Sono nato negli anni ‘60, ho compiuto quindi 25 anni. È l’età perfetta per mettere i tacchi e cominciare a cantare.”
- Martin Creed and his Band Feat. Martin Creed, Anouchka Grose, Keiko Owada, Serge Vuille, Katy Huntley, Katrina Wilson, Rob Eagle. Vincitore del Turner Prize 2001, Martin Creed ha fondato il suo gruppo di rock alternativo, chiamato inizialmente Owada, nel 1994. Il suo ultimo album Love To You, uscito nel 2012, è stato prodotto da Johnny Marr e Nick McCarthy dei Franz Ferdinand e distribuito da Moshi Moshi Records, la casa discografica di Florence and The Machine, Au Revoir Simone e Metronomy. Questa la filosofia di Franck Gautherot alla base di The Venetian Blinds: “Tutto muove dall’idea di mettere insieme sul palco un gran numero di band guidate da visual artist. Questo è il prezzo da pagare per mantenere lo spirito, l’atteggiamento, una certa idea formale di intrattenimento”.
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Biglietto: Ingresso gratuito con pre-registrazione on-line
 
 
 
 
 
 
 
Why Self – Adventures of social identities
Why Self – Adventures of social identities, mostra d'arte internazionale di fotografia, video arte, installazioni, pittura e performance art, che sarà ospitata a Venezia, a Palazzo Ca 'Zanard e a Venezia Art House, dal 9 al 30 Maggio 2015. La mostra inizia in contemporanea all'apertura della Biennale d'Arte di Venezia.
Per la prima volta a Venezia daremo al pubblico la possibilità di avere degli incontri privati con gli artisti, di incontrarli personalmente e condividere la loro arte ed esperienza.
Dopo molti anni di ricerca e mostre sull'evoluzione del concetto di identità, chiediamo gli artisti a condividere le loro storie personali attraverso le loro opere d'arte; per creare un collegamento tra la loro esperienza personale e il pubblico attraverso le opere esposte; per raccontare le loro storie e le motivazioni sottostanti ai loro lavori.

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 Das Meisterstück
 
In occasione della Biennale di Venezia, 56. Esposizione Internazionale d’Arte, venerdì 8 maggio apre al pubblico la mostra sull’Isola di San Giorgio Das Meisterstück di Matthias Schaller.
La mostra presenta una serie di fotografie dell’artista tedesco Matthias Schaller, che ritraggono le tavolozze dei maestri più significativi negli ultimi duecento anni della storia della pittura europea.
L’esposizione sarà allestita nel Cenacolo Palladiano. Das Meisterstück (Il Capolavoro) rivela come la tavolozza costituisca una sorta di ‘ritratto indiretto’ dell’artista e della sua tecnica pittorica. Le monumentali fotografie delle tavolozze originali (190 cm x 140 cm circa) forniscono una chiave d’accesso inedita e storica all’uso del colore, all’organizzazione dello spazio e alla pennellata degli artisti ‘raffigurati’.
Dal 2007 Schaller è impegnato nel catturare la bellezza delle tavolozze d’artista, intese come una finestra affacciata sul loro genio creativo, come un paesaggio astratto della produzione pittorica. Catturando l’essenza di 180 tavolozze appartenute a oltre settanta tra i più grandi maestri europei del 19° e del 20° secolo, Schaller coglie così l’inconscio della pittura, o, in altre parole, la pittura prima della pittura.
Das Meisterstück comprende le tavolozze di artisti come: J.M.W. Turner, Eugène Delacroix, Paul Cézanne, Claude Monet, Vincent van Gogh, Wassily Kandinsky, Henri Matisse, Pablo Picasso, Francis Bacon, Cy Twombly
In mostra sarà presentata una selezione di circa 10 fotografie, che permetterà di illuminare l’evoluzione dei principali movimenti artistici europei compresi tra l’impressionismo e l’astrattismo. Nel corso della sua ricerca, Schaller ha raccolto tavolozze dai principali musei europei, tra i quali il Louvre, il Musée d’Orsay e il Centre Pompidou (Paris), la Tate (London), la Kunsthaus (Zürich), l’Akademie der Künste (Berlin), il Metropolitan Museum (New York), da fondazioni private, da familiari degli artisti e da collezionisti privati.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 10 MAGGIO 2015
 
Venice - Triennale in name of freedom in the art
 
Il tema della mostra è il progetto multimediale:“Natura nutrix – Homo vorax”. Curatori: Prof.Nevia Pizzul-Capello, Venezia, Dr. Hans-Joachim Petersen, Berlin, Martin Leyer-Pritzkow, Düsseldorf
L’incalzare di eventi politici sempre più gravi, che stanno minacciando il patrimonio artistico culturale a livello mondiale e aprendo profonde ferite nell’equilibrio ecologico del nostro pianeta, portano l’ACIT di Venezia ad allinearsi accanto ad Enti sovrani quali la Biennale d’Arte di Venezia e l’Expo di Milano prestando anche la propria voce, nella convinzione che l’Arte è il mezzo salvifico per l’umanità.
Nello storico Palazzo Albrizzi sono esposte opere di artisti extraeuropei ed europei, soprattutto tedeschi, che nelle loro opere rappresentano i due poli: La Natura, madre benigna, e l’uomo, avido di potere che l’ aggredisce. Per difendersi la Natura si fa matrigna.
Da un lato, quindi, espressioni artistiche della nuova avanguardia, che ci presentano il mondo in cui vorremmo vivere; dall’altro espressioni di una natura violentata e contaminata.
La performance di un’ artista come Mia Florentine Weiss, con il suo “Pegasus” ridà dignità all’uomo. Il cavallo alato simbolizza il pensiero creativo, l’anelito umano di libertà attraverso l’Arte.

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
Towards the Future
  
La Galleria, dépendance veneziana della Galerie Dorothea van der Koelen di Magonza (Germania), il 9 Maggio 2015 apre al pubblico l'esposizione Towards the Future, seconda tappa della mostra inaugurale della Cadoro – Centro per l’Arte e la Scienza, aperta nel novembre 2014. Partecipano all'esposizione artisti rinomati già presenti in precedenti edizioni della Biennale. Punto focale della mostra sarà l’istallazione grafica After Here & There di Lawrence Weiner, realizzata appositamente per l’occasione. L’artista concettuale francese Daniel Buren sarà presente con una luminosa opera in vetro, in cui la trasparenza del materiale favorisce un affascinante gioco di luci e ombre. Mohammed Kazem, che ha allestito il padiglione degli Emirati Arabi Uniti in occasione dell’ultima Biennale di Venezia e che è rappresentato dalla Galerie Dorothea van der Koelen già dal 2003, presenterà quest’anno un'opera in alluminio della serie Fixing Nothing. L’artista Lore Bert, che con la sua mostra nella Biblioteca Marciana - in occasione della 55. Biennale di Venezia - ha ricevuto più di 100.000 visitatori, porterà una nuova opera d'arte di grande formato il cui motivo ornamentale instaura un dialogo con la stessa città di Venezia. Verranno inoltre esposte: l’opera Chaos-Box di Arne Quinze, un oggetto in cera di Kisho Mukaiyama, opere luminose in vetro acrilico di Hellmut Bruch ed infine le sculture in legno e plexiglas della serie Ergänzungen di Vera Röhm. Inoltre, per celebrare i compleanni degli artisti Heinz Gappmayr (1925 - 2010), Günther Uecker (1930) e Fabrizio Plessi (1940) saranno presentati alcuni dei loro lavori.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Byoung Choon Park - Collected Landscape
              
Dal prossimo 9 maggio Cené International e Infinity Art & Culture Promotion presentano la personale di un affermato e importante artista della Corea del Sud, Byoung-Choon Park: la mostra si intitola «Collected landscape», è curata da Hyun Joo Choe, docente di Arte contemporanea orientale presso la Hoseo University di Seul, artista a sua volta, con una vasta esperienza come curatrice, in collaborazione con i proff. Giuseppe Barbieri e Silvia Burini, del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, e con la prof. Vincenza D’Urso, del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, nonché direttrice della sede veneziana del King Sejong Institute, l’istituzione governativa sud-coreana che diffonde e promuove la lingua e la cultura del Paese asiatico all’estero. Anche Byoung-Choon Park insegna Arte contemporanea orientale presso l'Università di Duksung a Seul e la rassegna delle sue opere che il nostro Ateneo ospita sarà pertanto anche l’occasione per momenti di approfondimento sulle odierne espressioni artistiche e culturali che caratterizzano lo scenario coreano.
“Collected landscape” presenta undici opere di grandi dimensioni, realizzate dall’artista nell’ultimo quinquennio, in cui si mescolano impressioni di viaggio, spettacoli naturali, aree rivisitate di Google Earth, sensibilità contemporanea e memorie ataviche, punti di vista insoliti e stranianti. Al centro del percorso una grande installazione, percorribile dai visitatori, con oltre 130 shan shui, grandi fogli di carta con motivi paesaggistici tracciati a inchiostro, appesi a ganci da macello su tubi d’acciaio: una sorta di specchio complessivo della natura e della cultura coreana, che affonda in quindici secoli di tradizione figurativa orientale.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
Why Self – Adventures of social identities
Why Self – Adventures of social identities, mostra d'arte internazionale di fotografia, video arte, installazioni, pittura e performance art, che sarà ospitata a Venezia, a Palazzo Ca 'Zanard e a Venezia Art House, dal 9 al 30 Maggio 2015. La mostra inizia in contemporanea all'apertura della Biennale d'Arte di Venezia.
Per la prima volta a Venezia daremo al pubblico la possibilità di avere degli incontri privati con gli artisti, di incontrarli personalmente e condividere la loro arte ed esperienza.
Dopo molti anni di ricerca e mostre sull'evoluzione del concetto di identità, chiediamo gli artisti a condividere le loro storie personali attraverso le loro opere d'arte; per creare un collegamento tra la loro esperienza personale e il pubblico attraverso le opere esposte; per raccontare le loro storie e le motivazioni sottostanti ai loro lavori.

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 
Dancing Solar Flowers
Il Cortile Grande di Ca' Foscari ospiterà i 'Dancing Solar Flowers' un'installazione dell'artista Alexandre Dang.
Questo progetto nasce dalla collaborazione dell'artista con l'Università Ca’ Foscari Venezia e rientra all’interno del programma Ca' Foscari Sostenibile.
L'opera unisce l'approccio scientifico a quello artistico e ha l'obiettivo di promuovere la conoscenza delle energie rinnovabili e aumentare consapevolezza di problemi e soluzioni sostenibili in questo campo. L'arte di Alexandre Dang costituisce inoltre uno strumento per educare i più giovani sul potenziale delle tecnologie eco-compatibili, con particolare riferimento all'energia rinnovabile.
Il progetto abbraccia alcuni dei principali ambiti di ricerca e didattica cafoscarini e prevede il coinvolgimento attivo degli studenti negli ambiti della comunicazione e dell'allestimento.
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Biglietto: ingresso libero
 
 

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