giovedì 18 giugno 2015

DAL 16 AL 20 GIUGNO 2015 - VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE


16 GIUGNO 2015


Enej Gala - The Stable


 
Il giovane artista sloveno Enej Gala presenta negli spazi della A plus A un progetto ideato e pensato esclusivamente per la galleria dal titolo The Stable, parola che rimanda ad alcuni aspetti tradizionali del suo paese e che nella sua semantica connota anche il significato di stabilità e continuità.
La stalla è infatti intesa come metafora dell’eredità culturale di una nazione legata alla terra e alla tradizione contadina.
In galleria Enej Gala ha progettato un’installazione ambientale, dove disegni, tele e sculture si collegano con la poesia contemporanea di Aleš Šteger alludendo cosi al processo in cui la cultura fu tramandata attraverso le immagini insediate dalla poesia nella coscienza degli abitanti. Le opere sono accompagnate da una serie di oggetti ed elementi, che contribuiscono a ricostruire quell’ambiente rurale che per secoli è stato alla base della cultura contadina del suo Paese. Una cultura spesso rinnegata, ma che rappresenta invece un grande punto di forza, un aspetto che l’artista ha acutamente intuito potenziandone le caratteristiche fino a farle diventare delle ironiche rappresentazioni della realtà. La maestria di Enej Gala consiste nello sfruttare i linguaggi sia contemporanei che tradizionali, manifestando le diverse sfumature che si celano dietro ogni realtà attraverso il filtro dell’ironia che gli permette di mantenere una distanza consapevole. Le forme fantasiose che l’artista realizza con una logica molto precisa racchiudono in sé la capacità di rivelare forme imprevedibili svelando i segnali inconsci e sottili.
Enej Gala attraverso la sua pittura, scultura e installazioni ambientali cerca di stimolare una presa di coscienza della propria identità, nel contesto rurale della gente comune per mostrare alcuni miti legati alla loro esistenza. Un processo che porta all’esaltazione di una concezione del “passato beffardo” elevandolo a un ricco piano iconografico. Un linguaggio che attinge nella tradizione delle sue origini e che Gala trasforma e stravolge. L’intento però non è quello di ridicolizzare o sminuire le proprie radici culturali, ma è piuttosto un’azione autoironica che gli permette di superare preconcetti radicati nell’immaginario collettivo in cui le stesse debolezze diventano dei punti di forza. La consapevolezza del valore di una tradizione contadina è la chiave, per poter concepire una visione più ampia del nostro presente, come conseguenza delle azioni passate. La mostra si svilupperà attraverso una serie di dipinti ad olio su tela di varie dimensioni e sculture, partendo dalle miniature fino a giungere ad opere a grandezza d’uomo, come per esempio un’enorme mangiatoia riempita di fieno a forma di abaco. L’allestimento è stato ideato per lo spazio della galleria e le opere saranno collocate in un contesto che a tratti riprenderà la tipica ambientazione campestre.
Enej Gala è nato a Lubiana nel 1990 e lavora a Venezia. Nel 2013 consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, specializzandosi in Pittura. Trascorre un periodo di studi all’estero presso la Williem De Kooning Academy of Fine Arts a Rotterdam. Nel 2015 si laurea al biennio presso la stessa Accademia di Venezia, sempre in Pittura. Partecipa a diverse mostre collettive e personali in Slovenia, Italia, Montenegro, Croazia, Albania, Senegal, Paesi Bassi e Portogallo. Dal 2010 partecipa ai workshop di Disegno e Pittura Atelier F a cura di Carlo di Raco, a Forte Marghera. Nel 2012 vince la borsa di studio della 96a collettiva giovani artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa. Membro del collettivo Fondazione Malutta. Nel corso della 56° Biennale d’arte è invitato a partecipare al Rob Pruitt’s Flea Market in Venice.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34112.htm





Éclosions
      


Le opere dell’artista marsigliese Hélène Galante sono lo spunto per una riflessione sul ciclo della vita, rappresentato attraverso una serie di elementi che rimandano all’universo vegetale. Come afferma l’artista “non si tratta di una descrizione botanica o decorativa. Il punto di partenza è l’impronta di un giardino sul mio foglio dove si incrociano tracce di insetti e pollini”. La lentezza e l’osservazione sono parte integrante di un cammino che mira a comprendere la nozione di fragilità e di magia del ciclo naturale.
Nata a Marisiglia, Hélène Galante ha studiato e insegnato Arti Plastiche per diversi anni. Dal 1990 ha regolarmente esposto le sue opere in Francia, prima di trasferirsi a Venezia nel 2013, dove ha potuto sviluppare nuovi progetti artistici. E’ attualmente esposta, nell’ambito di una mostra collettiva intitolata Food art for mood, alla Galleria Françoise Calcagno (Campo del Ghetto Novo, 2918, Cannaregio).
dettagli
Biglietto: ingresso libero







17 GIUGNO 2015


Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra
   
Mostra fotografica “Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra. La collezione Camozzo”.
Recuperato pochi anni fa in modo del tutto fortunoso, il fondo Luigi Camozzo, formato da 75 lastre fotografiche negative di vari formati, è stato donato dagli eredi all'Archivio Storico del Circolo La Gondola nel novembre del 2011.
La mostra si compone di 28 fotografie, scelte dall’insieme delle lastre che sono state catalogate e messe in sicurezza per far parte dell’archivio del Circolo. Le fotografie di Camozzo, nella sua attività tra l’amateur e il professionista, hanno la veste di un reportage ante litteram e ci raccontano la Venezia dei primi del ‘900, nella sua ufficialità, nella fervida vita artistica e culturale e nella poesia del suo vivere quotidiano.
Le stampe in mostra sono frutto di un lunghissimo e accurato restauro digitale sulle immagini positive, data la cattiva condizione in cui si trovano le lastre. Il restauro è stato compiuto da Emilio Zangiacomi Pompanin, socio del Circolo, e ha consentito il recupero quasi totale dell'originaria integrità.
Nella fase storica che precede il primo conflitto mondiale, Venezia vive anni cruciali. Se si avvertono ancora i segni della lunga dominazione austriaca, qualche positivo segnale si intravvede grazie all'avvio di imprese industriali di rilievo; prendono nuovo vigore l'Arsenale e il Porto nonché le attività tradizionali legate al vetro e al merletto. Insomma, si respira un'aria nuova cui non è estraneo l'assetto politico nazionale che fa capo a Giovanni Giolitti. Ma è tutta l'Europa a vivere questo straordinario momento credendo di poter contare su un futuro di pace e progresso grazie alle conquiste scientifiche e tecnologiche di fine '800. Di lì a pochi anni il catastrofico primo conflitto mondiale porrà fine alle illusioni e alle speranze. Comunque sia, Venezia vive al meglio questa fase storica, che non a caso sarà chiamata “Belle Epoque”, grazie anche al recuperato ruolo culturale e artistico – come l'istituzione nel 1893 dell'Esposizione Internazionale d'Arte - che ne fa un riferimento per l'intera Europa e vede convergere sulla laguna artisti, poeti, intellettuali e più in generale la crème del bel mondo internazionale.
In questo fervore si aggira con il suo apparecchio a lastre Luigi Camozzo che arrotonda lo stipendio di contabile fotografando eventi e personaggi che punteggiano la vita cittadina. Non può essere definito un amateur ma un semiprofessionista vero e proprio; grazie alla fotografia egli riesce mantiene decorosamente una numerosa famiglia che lo ricambia fornendo spesso indispensabile ausilio in camera oscura e addirittura, la moglie, proponendosi quale agente di vendita.
Le sue fotografie non possono rivaleggiare con le classiche vedute degli ancora floridi ateliers ma assumono la veste di un reportage ante litteram in cui le non indifferenti doti del Camozzo hanno modo di porsi in evidenza. Principi e regnanti, dignitari e politici, impettiti ufficiali e dame dalle vaporose crinoline, turbinano dinanzi all'obiettivo; è l'immagine di un mondo gaudente e inconsapevole della tragedia che di lì a poco lo travolgerà. Ma l'obiettivo di Camozzo guarda anche alla vita quotidiana, all'ambito domestico registrando matrimoni, gruppi familiari e qualche scorcio cittadino intriso di autentica poesia. Un'osservazione mai banale e frettolosa, ma assai accurata e con un senso estetico davvero rilevante. Il recupero, miracoloso, di una piccola ma significativa parte della produzione di questo Autore ci permette di approfondire, a distanza di un secolo, aspetti di un'epoca cui guardiamo ancora con curiosità e, talvolta, un senso di malcelata nostalgia.
Luigi Camozzo (Venezia?1874 - 1943) era impiegato contabile presso la cartiera Marsoni, importante azienda operante nel centro storico veneziano sino agli anni '60 del '900. Animato sin da giovane da una grande passione per la fotografia allestì una camera oscura nella soffitta dell'appartamento all'ultimo piano di palazzo Erizzo, al 4002 di Castello, dove abitava con la numerosa famiglia (moglie e otto figli). Ben presto la passione si tramutò in piccola attività commerciale che trovò sbocco grazie anche all'intraprendenza della moglie Ida Casonato che fungeva da agente venditore. I soggetti dell'attività fotografica furono i più vari: la Venezia minore ma anche cerimonie pubbliche ed eventi importanti ai quali il Camozzo era immancabile. L'attività fotografica si estese probabilmente in un arco di tempo che va dai primissimi del '900 agli anni '20.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34288.htm








La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico

Mostra 'L’ospite a Palazzo. La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico'. A partire dal 17 giugno la Galleria di Palazzo Cini a San Vio accoglie il capolavoro proveniente dalla Galleria degli Uffizi La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 ca. – Roma, 1455).
Anche nel 2015 prosegue la rassegna L’ospite a Palazzo, che, grazie a intese con importanti e prestigiose istituzioni italiane e internazionali, vede le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere periodicamente una speciale opera ‘ospite’, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con le altre opere della Galleria. Il primo “ospite” è la celebre Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (1435 circa), proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, tavola databile agli ultimi anni di attività dell'artista, probabile scomparto centrale del perduto polittico realizzato per la città toscana.
Il dipinto, arriva a Palazzo Cini il 17 giugno 2015 in concomitanza con l’apertura della mostra Piero di Cosimo. Pittore “fiorentino” eccentrico tra rinascimento e maniera (Firenze, 23 giugno – 27 settembre 2015) che vedrà esposti i due dipinti di Piero di Cosimo normalmente esposti in Galleria: la Madonna con Bambino e Angeli (recentemente esposta anche nella mostra Piero di Cosimo: The Poetry of Painting in Renaissance Florence alla National Gallery of Art di Washington) e la Sacra Famiglia con San Giovannino.
La Madonna di Pontassieve, che fu commissionata nel 1435 da sei componenti della ricca famiglia fiorentina Filicaia, detentori del patronato sulla chiesa di San Michele a Pontassieve, costituisce con ogni probabilità la parte centrale del polittico dell’altare maggiore: l’ipotesi che alla destra della Vergine, in uno dei due pannelli perduti, dovesse stagliarsi il santo titolare della chiesa, è confermata dalla presenza, al margine della tavola conservata, della punta di una spada trattata con foglia d’argento, messa in evidenza dall’ultimo restauro. Il capolavoro della maturità di Beato Angelico rimase per lungo tempo nell’ombra, complici la collocazione periferica e il precoce smembramento che dovette subire già entro la metà del XVII secolo. Solo nel 1909 il dipinto ottiene la prima menzione in sede critica (Giovanni Poggi), con attribuzione, universalmente accettata, al pittore: l’interesse suscitato attorno all’opera, grazie anche alle mostre di Londra e Firenze degli anni Trenta che la posero all’attenzione degli studi, contribuì alla decisione di trasferirla presso la Galleria degli Uffizi nel 1949. Da allora è stata oggetto di costante osservazione scientifica, sino alla recente mostra di Pontassieve curata da Ada Labriola (2010), interamente dedicatale e apportatrice di molte novità, in primo luogo sulla committenza.
La storica dell’arte Ada Labriola a presenta al pubblico l’opera, mercoledì 17 giugno alle ore 17.30, nell’ambito delle Conversazioni d’Arte a Palazzo Cini.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34291.htm







18 GIUGNO 2015


Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra
   
Mostra fotografica “Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra. La collezione Camozzo”.
Recuperato pochi anni fa in modo del tutto fortunoso, il fondo Luigi Camozzo, formato da 75 lastre fotografiche negative di vari formati, è stato donato dagli eredi all'Archivio Storico del Circolo La Gondola nel novembre del 2011.
La mostra si compone di 28 fotografie, scelte dall’insieme delle lastre che sono state catalogate e messe in sicurezza per far parte dell’archivio del Circolo. Le fotografie di Camozzo, nella sua attività tra l’amateur e il professionista, hanno la veste di un reportage ante litteram e ci raccontano la Venezia dei primi del ‘900, nella sua ufficialità, nella fervida vita artistica e culturale e nella poesia del suo vivere quotidiano.
Le stampe in mostra sono frutto di un lunghissimo e accurato restauro digitale sulle immagini positive, data la cattiva condizione in cui si trovano le lastre. Il restauro è stato compiuto da Emilio Zangiacomi Pompanin, socio del Circolo, e ha consentito il recupero quasi totale dell'originaria integrità.
Nella fase storica che precede il primo conflitto mondiale, Venezia vive anni cruciali. Se si avvertono ancora i segni della lunga dominazione austriaca, qualche positivo segnale si intravvede grazie all'avvio di imprese industriali di rilievo; prendono nuovo vigore l'Arsenale e il Porto nonché le attività tradizionali legate al vetro e al merletto. Insomma, si respira un'aria nuova cui non è estraneo l'assetto politico nazionale che fa capo a Giovanni Giolitti. Ma è tutta l'Europa a vivere questo straordinario momento credendo di poter contare su un futuro di pace e progresso grazie alle conquiste scientifiche e tecnologiche di fine '800. Di lì a pochi anni il catastrofico primo conflitto mondiale porrà fine alle illusioni e alle speranze. Comunque sia, Venezia vive al meglio questa fase storica, che non a caso sarà chiamata “Belle Epoque”, grazie anche al recuperato ruolo culturale e artistico – come l'istituzione nel 1893 dell'Esposizione Internazionale d'Arte - che ne fa un riferimento per l'intera Europa e vede convergere sulla laguna artisti, poeti, intellettuali e più in generale la crème del bel mondo internazionale.
In questo fervore si aggira con il suo apparecchio a lastre Luigi Camozzo che arrotonda lo stipendio di contabile fotografando eventi e personaggi che punteggiano la vita cittadina. Non può essere definito un amateur ma un semiprofessionista vero e proprio; grazie alla fotografia egli riesce mantiene decorosamente una numerosa famiglia che lo ricambia fornendo spesso indispensabile ausilio in camera oscura e addirittura, la moglie, proponendosi quale agente di vendita.
Le sue fotografie non possono rivaleggiare con le classiche vedute degli ancora floridi ateliers ma assumono la veste di un reportage ante litteram in cui le non indifferenti doti del Camozzo hanno modo di porsi in evidenza. Principi e regnanti, dignitari e politici, impettiti ufficiali e dame dalle vaporose crinoline, turbinano dinanzi all'obiettivo; è l'immagine di un mondo gaudente e inconsapevole della tragedia che di lì a poco lo travolgerà. Ma l'obiettivo di Camozzo guarda anche alla vita quotidiana, all'ambito domestico registrando matrimoni, gruppi familiari e qualche scorcio cittadino intriso di autentica poesia. Un'osservazione mai banale e frettolosa, ma assai accurata e con un senso estetico davvero rilevante. Il recupero, miracoloso, di una piccola ma significativa parte della produzione di questo Autore ci permette di approfondire, a distanza di un secolo, aspetti di un'epoca cui guardiamo ancora con curiosità e, talvolta, un senso di malcelata nostalgia.
Luigi Camozzo (Venezia?1874 - 1943) era impiegato contabile presso la cartiera Marsoni, importante azienda operante nel centro storico veneziano sino agli anni '60 del '900. Animato sin da giovane da una grande passione per la fotografia allestì una camera oscura nella soffitta dell'appartamento all'ultimo piano di palazzo Erizzo, al 4002 di Castello, dove abitava con la numerosa famiglia (moglie e otto figli). Ben presto la passione si tramutò in piccola attività commerciale che trovò sbocco grazie anche all'intraprendenza della moglie Ida Casonato che fungeva da agente venditore. I soggetti dell'attività fotografica furono i più vari: la Venezia minore ma anche cerimonie pubbliche ed eventi importanti ai quali il Camozzo era immancabile. L'attività fotografica si estese probabilmente in un arco di tempo che va dai primissimi del '900 agli anni '20.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34288.htm








Enej Gala - The Stable


 
Il giovane artista sloveno Enej Gala presenta negli spazi della A plus A un progetto ideato e pensato esclusivamente per la galleria dal titolo The Stable, parola che rimanda ad alcuni aspetti tradizionali del suo paese e che nella sua semantica connota anche il significato di stabilità e continuità.
La stalla è infatti intesa come metafora dell’eredità culturale di una nazione legata alla terra e alla tradizione contadina.
In galleria Enej Gala ha progettato un’installazione ambientale, dove disegni, tele e sculture si collegano con la poesia contemporanea di Aleš Šteger alludendo cosi al processo in cui la cultura fu tramandata attraverso le immagini insediate dalla poesia nella coscienza degli abitanti. Le opere sono accompagnate da una serie di oggetti ed elementi, che contribuiscono a ricostruire quell’ambiente rurale che per secoli è stato alla base della cultura contadina del suo Paese. Una cultura spesso rinnegata, ma che rappresenta invece un grande punto di forza, un aspetto che l’artista ha acutamente intuito potenziandone le caratteristiche fino a farle diventare delle ironiche rappresentazioni della realtà. La maestria di Enej Gala consiste nello sfruttare i linguaggi sia contemporanei che tradizionali, manifestando le diverse sfumature che si celano dietro ogni realtà attraverso il filtro dell’ironia che gli permette di mantenere una distanza consapevole. Le forme fantasiose che l’artista realizza con una logica molto precisa racchiudono in sé la capacità di rivelare forme imprevedibili svelando i segnali inconsci e sottili.
Enej Gala attraverso la sua pittura, scultura e installazioni ambientali cerca di stimolare una presa di coscienza della propria identità, nel contesto rurale della gente comune per mostrare alcuni miti legati alla loro esistenza. Un processo che porta all’esaltazione di una concezione del “passato beffardo” elevandolo a un ricco piano iconografico. Un linguaggio che attinge nella tradizione delle sue origini e che Gala trasforma e stravolge. L’intento però non è quello di ridicolizzare o sminuire le proprie radici culturali, ma è piuttosto un’azione autoironica che gli permette di superare preconcetti radicati nell’immaginario collettivo in cui le stesse debolezze diventano dei punti di forza. La consapevolezza del valore di una tradizione contadina è la chiave, per poter concepire una visione più ampia del nostro presente, come conseguenza delle azioni passate. La mostra si svilupperà attraverso una serie di dipinti ad olio su tela di varie dimensioni e sculture, partendo dalle miniature fino a giungere ad opere a grandezza d’uomo, come per esempio un’enorme mangiatoia riempita di fieno a forma di abaco. L’allestimento è stato ideato per lo spazio della galleria e le opere saranno collocate in un contesto che a tratti riprenderà la tipica ambientazione campestre.
Enej Gala è nato a Lubiana nel 1990 e lavora a Venezia. Nel 2013 consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, specializzandosi in Pittura. Trascorre un periodo di studi all’estero presso la Williem De Kooning Academy of Fine Arts a Rotterdam. Nel 2015 si laurea al biennio presso la stessa Accademia di Venezia, sempre in Pittura. Partecipa a diverse mostre collettive e personali in Slovenia, Italia, Montenegro, Croazia, Albania, Senegal, Paesi Bassi e Portogallo. Dal 2010 partecipa ai workshop di Disegno e Pittura Atelier F a cura di Carlo di Raco, a Forte Marghera. Nel 2012 vince la borsa di studio della 96a collettiva giovani artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa. Membro del collettivo Fondazione Malutta. Nel corso della 56° Biennale d’arte è invitato a partecipare al Rob Pruitt’s Flea Market in Venice.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34112.htm






La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico

Mostra 'L’ospite a Palazzo. La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico'. A partire dal 17 giugno la Galleria di Palazzo Cini a San Vio accoglie il capolavoro proveniente dalla Galleria degli Uffizi La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 ca. – Roma, 1455).
Anche nel 2015 prosegue la rassegna L’ospite a Palazzo, che, grazie a intese con importanti e prestigiose istituzioni italiane e internazionali, vede le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere periodicamente una speciale opera ‘ospite’, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con le altre opere della Galleria. Il primo “ospite” è la celebre Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (1435 circa), proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, tavola databile agli ultimi anni di attività dell'artista, probabile scomparto centrale del perduto polittico realizzato per la città toscana.
Il dipinto, arriva a Palazzo Cini il 17 giugno 2015 in concomitanza con l’apertura della mostra Piero di Cosimo. Pittore “fiorentino” eccentrico tra rinascimento e maniera (Firenze, 23 giugno – 27 settembre 2015) che vedrà esposti i due dipinti di Piero di Cosimo normalmente esposti in Galleria: la Madonna con Bambino e Angeli (recentemente esposta anche nella mostra Piero di Cosimo: The Poetry of Painting in Renaissance Florence alla National Gallery of Art di Washington) e la Sacra Famiglia con San Giovannino.
La Madonna di Pontassieve, che fu commissionata nel 1435 da sei componenti della ricca famiglia fiorentina Filicaia, detentori del patronato sulla chiesa di San Michele a Pontassieve, costituisce con ogni probabilità la parte centrale del polittico dell’altare maggiore: l’ipotesi che alla destra della Vergine, in uno dei due pannelli perduti, dovesse stagliarsi il santo titolare della chiesa, è confermata dalla presenza, al margine della tavola conservata, della punta di una spada trattata con foglia d’argento, messa in evidenza dall’ultimo restauro. Il capolavoro della maturità di Beato Angelico rimase per lungo tempo nell’ombra, complici la collocazione periferica e il precoce smembramento che dovette subire già entro la metà del XVII secolo. Solo nel 1909 il dipinto ottiene la prima menzione in sede critica (Giovanni Poggi), con attribuzione, universalmente accettata, al pittore: l’interesse suscitato attorno all’opera, grazie anche alle mostre di Londra e Firenze degli anni Trenta che la posero all’attenzione degli studi, contribuì alla decisione di trasferirla presso la Galleria degli Uffizi nel 1949. Da allora è stata oggetto di costante osservazione scientifica, sino alla recente mostra di Pontassieve curata da Ada Labriola (2010), interamente dedicatale e apportatrice di molte novità, in primo luogo sulla committenza.
La storica dell’arte Ada Labriola a presenta al pubblico l’opera, mercoledì 17 giugno alle ore 17.30, nell’ambito delle Conversazioni d’Arte a Palazzo Cini.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34291.htm








Mostra d’arte di Marcel e Ilarion Voinea


Mostra di pittura e scultura degli artisti Marcel e Ilarion Voinea, evento che si terrà nella Piccola Galleria.
La mostra includerà sculture e pitture accompagnate da disegni. Si può dire che l’incontro dei due fratelli, antinomico in apparenza, ma solamente per quanto riguarda la concezione artistica, racchiude in sé due vie diverse, che, paradossalmente, unificano le ricerche di una generazione che ha toccato l’apice.
“Marcel Voinea è un artista che favoleggia. Ricostruisce storie da testi biblici e non solo, utilizzando la polvere che mescola alla calce, e che poi distribuisce sulla tela con una virtuosità fuori dal comune, in scene i cui disegni avvicinano il suo lavoro a quello dei disegnatori, o meglio degli incisori, mentre l’altro, Ilarion Voinea, destrutturalizza la realtà della materia in frammenti ai quali da senso indipendente, con valore di simbolo, quando gli distacca dal contesto del luogo comune… (Petre Tănăsoaica, România literară no. 40, 2012)
Ilarion Voinea è laureato della Facoltà di Belle Arti „Ion Andreescu” di Cluj‒Napoca, indirizzo scultura. Tra gli anni 1973‒2012 è stato professore presso la Scuola Popolare d’Arte, mentre tra gli anni 1998‒2006 è stato professore alla Facoltà di Arti Visive dell’Università di Oradea. Trai l 1990‒1991 è stato professore associato all’Accademia di Belle Arti di Cluj-Napoca. E’ autore di numerose mostre personali e di gruppo ed ha realizzato vari monumenti sia nel paese che all’estero.
Marcel Voinea è laureato dell’Istituto di Belle Arti „Ion Andreescu” di Cluj‒Napoca, indirizzo scultura, promozione 1977. E’ stato professore di scultura tra il 1977‒1990 alla Scuola d’arte „Grigore Gabrielescu” ed al Liceo d’Arte di Craiova; dal 2002 è vicepresidente dell’Unione degli Artisti (U.A.P.), e dal 2010 è presidente della filiale Craiova dell’U.A.P. Dal 2007 è membro della Commissione Zonale Oltenia per i pubblici monumenti.
dettagli
Biglietto: ingresso libero







19 GIUGNO 2015


Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra
   
Mostra fotografica “Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra. La collezione Camozzo”.
Recuperato pochi anni fa in modo del tutto fortunoso, il fondo Luigi Camozzo, formato da 75 lastre fotografiche negative di vari formati, è stato donato dagli eredi all'Archivio Storico del Circolo La Gondola nel novembre del 2011.
La mostra si compone di 28 fotografie, scelte dall’insieme delle lastre che sono state catalogate e messe in sicurezza per far parte dell’archivio del Circolo. Le fotografie di Camozzo, nella sua attività tra l’amateur e il professionista, hanno la veste di un reportage ante litteram e ci raccontano la Venezia dei primi del ‘900, nella sua ufficialità, nella fervida vita artistica e culturale e nella poesia del suo vivere quotidiano.
Le stampe in mostra sono frutto di un lunghissimo e accurato restauro digitale sulle immagini positive, data la cattiva condizione in cui si trovano le lastre. Il restauro è stato compiuto da Emilio Zangiacomi Pompanin, socio del Circolo, e ha consentito il recupero quasi totale dell'originaria integrità.
Nella fase storica che precede il primo conflitto mondiale, Venezia vive anni cruciali. Se si avvertono ancora i segni della lunga dominazione austriaca, qualche positivo segnale si intravvede grazie all'avvio di imprese industriali di rilievo; prendono nuovo vigore l'Arsenale e il Porto nonché le attività tradizionali legate al vetro e al merletto. Insomma, si respira un'aria nuova cui non è estraneo l'assetto politico nazionale che fa capo a Giovanni Giolitti. Ma è tutta l'Europa a vivere questo straordinario momento credendo di poter contare su un futuro di pace e progresso grazie alle conquiste scientifiche e tecnologiche di fine '800. Di lì a pochi anni il catastrofico primo conflitto mondiale porrà fine alle illusioni e alle speranze. Comunque sia, Venezia vive al meglio questa fase storica, che non a caso sarà chiamata “Belle Epoque”, grazie anche al recuperato ruolo culturale e artistico – come l'istituzione nel 1893 dell'Esposizione Internazionale d'Arte - che ne fa un riferimento per l'intera Europa e vede convergere sulla laguna artisti, poeti, intellettuali e più in generale la crème del bel mondo internazionale.
In questo fervore si aggira con il suo apparecchio a lastre Luigi Camozzo che arrotonda lo stipendio di contabile fotografando eventi e personaggi che punteggiano la vita cittadina. Non può essere definito un amateur ma un semiprofessionista vero e proprio; grazie alla fotografia egli riesce mantiene decorosamente una numerosa famiglia che lo ricambia fornendo spesso indispensabile ausilio in camera oscura e addirittura, la moglie, proponendosi quale agente di vendita.
Le sue fotografie non possono rivaleggiare con le classiche vedute degli ancora floridi ateliers ma assumono la veste di un reportage ante litteram in cui le non indifferenti doti del Camozzo hanno modo di porsi in evidenza. Principi e regnanti, dignitari e politici, impettiti ufficiali e dame dalle vaporose crinoline, turbinano dinanzi all'obiettivo; è l'immagine di un mondo gaudente e inconsapevole della tragedia che di lì a poco lo travolgerà. Ma l'obiettivo di Camozzo guarda anche alla vita quotidiana, all'ambito domestico registrando matrimoni, gruppi familiari e qualche scorcio cittadino intriso di autentica poesia. Un'osservazione mai banale e frettolosa, ma assai accurata e con un senso estetico davvero rilevante. Il recupero, miracoloso, di una piccola ma significativa parte della produzione di questo Autore ci permette di approfondire, a distanza di un secolo, aspetti di un'epoca cui guardiamo ancora con curiosità e, talvolta, un senso di malcelata nostalgia.
Luigi Camozzo (Venezia?1874 - 1943) era impiegato contabile presso la cartiera Marsoni, importante azienda operante nel centro storico veneziano sino agli anni '60 del '900. Animato sin da giovane da una grande passione per la fotografia allestì una camera oscura nella soffitta dell'appartamento all'ultimo piano di palazzo Erizzo, al 4002 di Castello, dove abitava con la numerosa famiglia (moglie e otto figli). Ben presto la passione si tramutò in piccola attività commerciale che trovò sbocco grazie anche all'intraprendenza della moglie Ida Casonato che fungeva da agente venditore. I soggetti dell'attività fotografica furono i più vari: la Venezia minore ma anche cerimonie pubbliche ed eventi importanti ai quali il Camozzo era immancabile. L'attività fotografica si estese probabilmente in un arco di tempo che va dai primissimi del '900 agli anni '20.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34288.htm








Enej Gala - The Stable


 
Il giovane artista sloveno Enej Gala presenta negli spazi della A plus A un progetto ideato e pensato esclusivamente per la galleria dal titolo The Stable, parola che rimanda ad alcuni aspetti tradizionali del suo paese e che nella sua semantica connota anche il significato di stabilità e continuità.
La stalla è infatti intesa come metafora dell’eredità culturale di una nazione legata alla terra e alla tradizione contadina.
In galleria Enej Gala ha progettato un’installazione ambientale, dove disegni, tele e sculture si collegano con la poesia contemporanea di Aleš Šteger alludendo cosi al processo in cui la cultura fu tramandata attraverso le immagini insediate dalla poesia nella coscienza degli abitanti. Le opere sono accompagnate da una serie di oggetti ed elementi, che contribuiscono a ricostruire quell’ambiente rurale che per secoli è stato alla base della cultura contadina del suo Paese. Una cultura spesso rinnegata, ma che rappresenta invece un grande punto di forza, un aspetto che l’artista ha acutamente intuito potenziandone le caratteristiche fino a farle diventare delle ironiche rappresentazioni della realtà. La maestria di Enej Gala consiste nello sfruttare i linguaggi sia contemporanei che tradizionali, manifestando le diverse sfumature che si celano dietro ogni realtà attraverso il filtro dell’ironia che gli permette di mantenere una distanza consapevole. Le forme fantasiose che l’artista realizza con una logica molto precisa racchiudono in sé la capacità di rivelare forme imprevedibili svelando i segnali inconsci e sottili.
Enej Gala attraverso la sua pittura, scultura e installazioni ambientali cerca di stimolare una presa di coscienza della propria identità, nel contesto rurale della gente comune per mostrare alcuni miti legati alla loro esistenza. Un processo che porta all’esaltazione di una concezione del “passato beffardo” elevandolo a un ricco piano iconografico. Un linguaggio che attinge nella tradizione delle sue origini e che Gala trasforma e stravolge. L’intento però non è quello di ridicolizzare o sminuire le proprie radici culturali, ma è piuttosto un’azione autoironica che gli permette di superare preconcetti radicati nell’immaginario collettivo in cui le stesse debolezze diventano dei punti di forza. La consapevolezza del valore di una tradizione contadina è la chiave, per poter concepire una visione più ampia del nostro presente, come conseguenza delle azioni passate. La mostra si svilupperà attraverso una serie di dipinti ad olio su tela di varie dimensioni e sculture, partendo dalle miniature fino a giungere ad opere a grandezza d’uomo, come per esempio un’enorme mangiatoia riempita di fieno a forma di abaco. L’allestimento è stato ideato per lo spazio della galleria e le opere saranno collocate in un contesto che a tratti riprenderà la tipica ambientazione campestre.
Enej Gala è nato a Lubiana nel 1990 e lavora a Venezia. Nel 2013 consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, specializzandosi in Pittura. Trascorre un periodo di studi all’estero presso la Williem De Kooning Academy of Fine Arts a Rotterdam. Nel 2015 si laurea al biennio presso la stessa Accademia di Venezia, sempre in Pittura. Partecipa a diverse mostre collettive e personali in Slovenia, Italia, Montenegro, Croazia, Albania, Senegal, Paesi Bassi e Portogallo. Dal 2010 partecipa ai workshop di Disegno e Pittura Atelier F a cura di Carlo di Raco, a Forte Marghera. Nel 2012 vince la borsa di studio della 96a collettiva giovani artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa. Membro del collettivo Fondazione Malutta. Nel corso della 56° Biennale d’arte è invitato a partecipare al Rob Pruitt’s Flea Market in Venice.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34112.htm





La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico

Mostra 'L’ospite a Palazzo. La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico'. A partire dal 17 giugno la Galleria di Palazzo Cini a San Vio accoglie il capolavoro proveniente dalla Galleria degli Uffizi La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 ca. – Roma, 1455).
Anche nel 2015 prosegue la rassegna L’ospite a Palazzo, che, grazie a intese con importanti e prestigiose istituzioni italiane e internazionali, vede le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere periodicamente una speciale opera ‘ospite’, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con le altre opere della Galleria. Il primo “ospite” è la celebre Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (1435 circa), proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, tavola databile agli ultimi anni di attività dell'artista, probabile scomparto centrale del perduto polittico realizzato per la città toscana.
Il dipinto, arriva a Palazzo Cini il 17 giugno 2015 in concomitanza con l’apertura della mostra Piero di Cosimo. Pittore “fiorentino” eccentrico tra rinascimento e maniera (Firenze, 23 giugno – 27 settembre 2015) che vedrà esposti i due dipinti di Piero di Cosimo normalmente esposti in Galleria: la Madonna con Bambino e Angeli (recentemente esposta anche nella mostra Piero di Cosimo: The Poetry of Painting in Renaissance Florence alla National Gallery of Art di Washington) e la Sacra Famiglia con San Giovannino.
La Madonna di Pontassieve, che fu commissionata nel 1435 da sei componenti della ricca famiglia fiorentina Filicaia, detentori del patronato sulla chiesa di San Michele a Pontassieve, costituisce con ogni probabilità la parte centrale del polittico dell’altare maggiore: l’ipotesi che alla destra della Vergine, in uno dei due pannelli perduti, dovesse stagliarsi il santo titolare della chiesa, è confermata dalla presenza, al margine della tavola conservata, della punta di una spada trattata con foglia d’argento, messa in evidenza dall’ultimo restauro. Il capolavoro della maturità di Beato Angelico rimase per lungo tempo nell’ombra, complici la collocazione periferica e il precoce smembramento che dovette subire già entro la metà del XVII secolo. Solo nel 1909 il dipinto ottiene la prima menzione in sede critica (Giovanni Poggi), con attribuzione, universalmente accettata, al pittore: l’interesse suscitato attorno all’opera, grazie anche alle mostre di Londra e Firenze degli anni Trenta che la posero all’attenzione degli studi, contribuì alla decisione di trasferirla presso la Galleria degli Uffizi nel 1949. Da allora è stata oggetto di costante osservazione scientifica, sino alla recente mostra di Pontassieve curata da Ada Labriola (2010), interamente dedicatale e apportatrice di molte novità, in primo luogo sulla committenza.
La storica dell’arte Ada Labriola a presenta al pubblico l’opera, mercoledì 17 giugno alle ore 17.30, nell’ambito delle Conversazioni d’Arte a Palazzo Cini.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34291.htm









Éclosions
      


Le opere dell’artista marsigliese Hélène Galante sono lo spunto per una riflessione sul ciclo della vita, rappresentato attraverso una serie di elementi che rimandano all’universo vegetale. Come afferma l’artista “non si tratta di una descrizione botanica o decorativa. Il punto di partenza è l’impronta di un giardino sul mio foglio dove si incrociano tracce di insetti e pollini”. La lentezza e l’osservazione sono parte integrante di un cammino che mira a comprendere la nozione di fragilità e di magia del ciclo naturale.
Nata a Marisiglia, Hélène Galante ha studiato e insegnato Arti Plastiche per diversi anni. Dal 1990 ha regolarmente esposto le sue opere in Francia, prima di trasferirsi a Venezia nel 2013, dove ha potuto sviluppare nuovi progetti artistici. E’ attualmente esposta, nell’ambito di una mostra collettiva intitolata Food art for mood, alla Galleria Françoise Calcagno (Campo del Ghetto Novo, 2918, Cannaregio).
dettagli
Biglietto: ingresso libero








20 GIUGNO 2015

(in)visibilia – omaggio a Xavier Carbonell
   
(in)visibilia – omaggio a Xavier Carbonell, personale del pittore catalano Xavier Carbonell, a cura di Bruno Francisci e Gaetano Salerno.
La mostra vuole essere un omaggio all’importante artista catalano del quale rilegge, attraverso una selezione mirata e antologica dei lavori, la lunga e complessa ricerca, da sempre fedele all’osservazione e documentazione del paesaggio (alternando ambienti naturali e urbani) evocato da atmosfere sentimentali e fortemente emozionali, rese attraverso un particolare e distintivo uso della luce. In occasione dell’appuntamento espositivo veneziano viene presentata al pubblico una selezione di dipinti composta da circa trenta oli su tela di piccolo, medio e grande formato, simili ad appunti di viaggio, a riflessioni sui luoghi visitati, archivio storico di memorie collettive che hanno scandito la vita dell’artista, non unicamente sotto il profilo artistico quanto soprattutto su quello umano ed esistenziale. Xavier Carbonell nasce nel 1942 a Olot (Spagna), piccola città d’arte nel cuore della Comunità Autonoma della Catalogna, dove tuttora vive e lavora. Si forma come pittore nella bottega del padre la cui pittura influisce fortemente sulla sua ricerca futura. Fin da giovane si dedica alla pittura, al disegno, alla ceramica studiando svariate tecniche artistiche. Inizia fin da giovane a partecipare a vari concorsi e all’età di ventidue anni riceve il suo primo premio di pittura vincendo un concorso organizzato nella sua città natale.
Grazie ad un talento riconosciuto ormai dalla critica internazionale e affinato nel corso della lunga carriera, l’artista sviluppa una ricerca basata su selezionate e ripetute serie pittoriche, raccogliendo in ciascuna il frutto delle esperienze di viaggi compiuti. La serie più conosciuta è probabilmente quella dedicata alla città di New York ma l’attenzione dell’artista si sofferma spesso sui paesaggi urbani e naturali, con interventi di osservazione, riflessione e resa di una realtà in cui la presenza umana è spesso marginale o assente. Tratto caratteristico dell’artista è l’uso particolare di una luce pallida e diffusa che ne permea i lavori, avvolgendoli in atmosfere poetiche e atemporali. Dalle opere dell’artista traspare così una particolare e raffinata sensibilità cromatica, necessaria per uniformarne le visioni e trasportare queste osservazioni del reale verso situazioni oniriche, immaginarie, sospese in tempi e luoghi eterni che divengono presto luoghi dell’anima. L’artista partecipa a numerose esposizioni personali e collettive; molte sue opere sono presenti in collezioni private. Alcuni lavori sono inoltre esposti in spazi pubblici quali il Museo Olimpico di Losanna e nella sede del Parlamento Europeo di Strasburgo.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34301.htm








La Ronda dell'Arte
 

Si inaugura La Ronda dell'Arte, parco di sculture, installazioni ambientali e interventi di land art dislocati nel percorso di ronda, un tempo militare, che per circa un chilometro corre intorno alla struttura fortificata, immersa nel suggestivo ambiente naturale. Progetto culturale curato dal critico d’arte Gaetano Salerno.
Al valore storico espresso dal luogo e dall’edificio (inaugurato nel 1911 e parte del Campo Trincerato di Mestre), entrambi testimoni della violenza della Prima e Seconda Guerra Mondiale ancora percepibile dalle scritte militari (recentemente restaurate) riportate sulle spesse e grigie mura di cemento del forte, si sommano la ricerca di una nuova funzione d’uso che possa sviluppare valori antitetici alla violenza quali la pace, l’aggregazione sociale e culturale, la memoria di un passato ormai remoto da conoscere e non dimenticare quali nodi concettuali del progetto e del taglio curatoriale per la selezione dei lavori esposti, prima tranche di un lungo programma in fieri che si svilupperà e si completerà nel tempo, fino a coprire l’intero perimetro della ronda.
Per quanto la storia di Forte Mezzacapo sia metafora della storia di tutte le guerre, La Ronda dell'Arte vuole sviluppare e far coesistere tematiche plurime e, attraverso l’osmosi d’idee e riflessioni tradotte in azioni artistiche, parlare all’uomo dell'uomo e del rapporto biunivoco tra microcosmo e macrocosmo (individuo – ambiente), divenendo cioè pretesto di lettura ed elemento narrante dei valori storici, sociali, culturali e ambientali del luogo nel quale si realizza, confrontandosi con la contemporaneità ed esprimendosi attraverso i suoi linguaggi visivi.
L’inaugurazione rappresenta l’inizio di un processo culturale che si realizzerà e svilupperà nei limiti temporali di giugno 2015 e giugno 2018 (simbolico riferimento agli anni del Grande Conflitto in Italia, nel centenario della sua entrata in guerra) per essere completato, nell’arco di tre anni, con la dislocazione d’interventi artistici lungo l’intera lunghezza del percorso di ronda, invadendo pacificamente l’ambiente per individuare nuovi dialoghi e nuovi scambi tra elementi.
Considerata inoltre le specificità del palcoscenico che ospita il progetto, La Ronda dell’Arte diventerà il pretesto per istruire riflessione sull’ambiente, sul territorio e sulla natura che qui ha reclamato e riconquistato i propri spazi, creando intorno al forte un’area verde di circa undicimila metri quadri (inserito dalla Provincia di Venezia tra le aree verdi tra proteggere e promuovere) di grande valore paesaggistico e ambientale.
Ai partecipanti è stato chiesto di pensare e realizzare un’opera (evidenziando i propri linguaggi artistici, le proprie tecniche e le personali ricerche) per promuovere il dato universale dell’arte in rapporto allo spazio e al tempo e, trattando differenti argomenti di discussione e di approfondimento, consentire al progetto di sviluppare, assecondando la sua articolata e organica struttura e attraverso i dialoghi che nasceranno tra le opere e i visitatori, momenti di riflessione sulla quotidianità.
Gli artisti, di varia provenienza geografica e linguistica, già presenti con sculture, installazioni, interventi di land art e site-specific dislocati nel grande parco sono a oggi circa una trentina. Il primo nucleo è costituito dalle opere di:
Augusto Baratto, Enrico Bonetto, Laura Castagno, Mirta Carroli, Patrizia Ceolaro, Donato Ceron, Matia Chincarini, Fabio Citton, Duilio Codato, Adolfina De Stefani, Michele Favaro, Enzo Maurizio Formilan, Annamaria Gelmi, Antonio Giancaterino, Christian Gobbo, Masaru Kashiwagi, Silvestro Lodi, Gian Paolo Lucato, Giuliano Mammoli, Anastasia Moro, Emmanuele Panzarini, Dario Piccarini, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Sabina Romanin, Andrea Tagliapietra, Paola Volpato, Luigi Voltolina, Alessandro Zannier.
Programma dell'inaugurazione:
Presentazione ufficiale progetto e intervento critico a cura di Gaetano Salerno (ore 17.00, ingresso percorso La Ronda dell’Arte)
Performance e interazioni con La Ronda dell’Arte (dalle 17.30, lungo il percorso di Ronda) Enrico Bonetto, Donato Ceron, Adolfina De Stefani, Anastasia Moro
Performance di danza e suono Haiku Silent Room (ore 18.30, spazio interno Forte Mezzacapo) Sami Samuela Barbieri, Andrea Battaglion, Massimo Berizzi, Gabriele Bruzzolo
Performance (interazione su installazione) Myself (ore 19.15, spazio interno Forte Mezzacapo) Mariarosa Vio con Andrea Tagliapietra
Opera - azione - poesia Amore che tace il suo artificio (ore 19.30, spazio antistante Forte Mezzacapo) Michele Favaro
Concerto Ottodix Piano e Quartet (ore 19.45, teatro) Alessandro Zannier (voce, testi, musiche e arrangiamenti) Mauro Bonicelli (violino) Isabella Bortoluzzi (viola) Nicola Casellato (violino e adattamenti per archi) Stefano Soncini (violoncello) Loris Sovernigo (pianoforte e adattamenti per piano)
dettagli
Biglietto: ingresso libero
Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34302.htm







Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra
   
Mostra fotografica “Venezia tra Belle Epoque e bagliori di guerra. La collezione Camozzo”.
Recuperato pochi anni fa in modo del tutto fortunoso, il fondo Luigi Camozzo, formato da 75 lastre fotografiche negative di vari formati, è stato donato dagli eredi all'Archivio Storico del Circolo La Gondola nel novembre del 2011.
La mostra si compone di 28 fotografie, scelte dall’insieme delle lastre che sono state catalogate e messe in sicurezza per far parte dell’archivio del Circolo. Le fotografie di Camozzo, nella sua attività tra l’amateur e il professionista, hanno la veste di un reportage ante litteram e ci raccontano la Venezia dei primi del ‘900, nella sua ufficialità, nella fervida vita artistica e culturale e nella poesia del suo vivere quotidiano.
Le stampe in mostra sono frutto di un lunghissimo e accurato restauro digitale sulle immagini positive, data la cattiva condizione in cui si trovano le lastre. Il restauro è stato compiuto da Emilio Zangiacomi Pompanin, socio del Circolo, e ha consentito il recupero quasi totale dell'originaria integrità.
Nella fase storica che precede il primo conflitto mondiale, Venezia vive anni cruciali. Se si avvertono ancora i segni della lunga dominazione austriaca, qualche positivo segnale si intravvede grazie all'avvio di imprese industriali di rilievo; prendono nuovo vigore l'Arsenale e il Porto nonché le attività tradizionali legate al vetro e al merletto. Insomma, si respira un'aria nuova cui non è estraneo l'assetto politico nazionale che fa capo a Giovanni Giolitti. Ma è tutta l'Europa a vivere questo straordinario momento credendo di poter contare su un futuro di pace e progresso grazie alle conquiste scientifiche e tecnologiche di fine '800. Di lì a pochi anni il catastrofico primo conflitto mondiale porrà fine alle illusioni e alle speranze. Comunque sia, Venezia vive al meglio questa fase storica, che non a caso sarà chiamata “Belle Epoque”, grazie anche al recuperato ruolo culturale e artistico – come l'istituzione nel 1893 dell'Esposizione Internazionale d'Arte - che ne fa un riferimento per l'intera Europa e vede convergere sulla laguna artisti, poeti, intellettuali e più in generale la crème del bel mondo internazionale.
In questo fervore si aggira con il suo apparecchio a lastre Luigi Camozzo che arrotonda lo stipendio di contabile fotografando eventi e personaggi che punteggiano la vita cittadina. Non può essere definito un amateur ma un semiprofessionista vero e proprio; grazie alla fotografia egli riesce mantiene decorosamente una numerosa famiglia che lo ricambia fornendo spesso indispensabile ausilio in camera oscura e addirittura, la moglie, proponendosi quale agente di vendita.
Le sue fotografie non possono rivaleggiare con le classiche vedute degli ancora floridi ateliers ma assumono la veste di un reportage ante litteram in cui le non indifferenti doti del Camozzo hanno modo di porsi in evidenza. Principi e regnanti, dignitari e politici, impettiti ufficiali e dame dalle vaporose crinoline, turbinano dinanzi all'obiettivo; è l'immagine di un mondo gaudente e inconsapevole della tragedia che di lì a poco lo travolgerà. Ma l'obiettivo di Camozzo guarda anche alla vita quotidiana, all'ambito domestico registrando matrimoni, gruppi familiari e qualche scorcio cittadino intriso di autentica poesia. Un'osservazione mai banale e frettolosa, ma assai accurata e con un senso estetico davvero rilevante. Il recupero, miracoloso, di una piccola ma significativa parte della produzione di questo Autore ci permette di approfondire, a distanza di un secolo, aspetti di un'epoca cui guardiamo ancora con curiosità e, talvolta, un senso di malcelata nostalgia.
Luigi Camozzo (Venezia?1874 - 1943) era impiegato contabile presso la cartiera Marsoni, importante azienda operante nel centro storico veneziano sino agli anni '60 del '900. Animato sin da giovane da una grande passione per la fotografia allestì una camera oscura nella soffitta dell'appartamento all'ultimo piano di palazzo Erizzo, al 4002 di Castello, dove abitava con la numerosa famiglia (moglie e otto figli). Ben presto la passione si tramutò in piccola attività commerciale che trovò sbocco grazie anche all'intraprendenza della moglie Ida Casonato che fungeva da agente venditore. I soggetti dell'attività fotografica furono i più vari: la Venezia minore ma anche cerimonie pubbliche ed eventi importanti ai quali il Camozzo era immancabile. L'attività fotografica si estese probabilmente in un arco di tempo che va dai primissimi del '900 agli anni '20.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34288.htm







La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico

Mostra 'L’ospite a Palazzo. La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico'. A partire dal 17 giugno la Galleria di Palazzo Cini a San Vio accoglie il capolavoro proveniente dalla Galleria degli Uffizi La Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 ca. – Roma, 1455).
Anche nel 2015 prosegue la rassegna L’ospite a Palazzo, che, grazie a intese con importanti e prestigiose istituzioni italiane e internazionali, vede le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere periodicamente una speciale opera ‘ospite’, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con le altre opere della Galleria. Il primo “ospite” è la celebre Madonna di Pontassieve di Beato Angelico (1435 circa), proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, tavola databile agli ultimi anni di attività dell'artista, probabile scomparto centrale del perduto polittico realizzato per la città toscana.
Il dipinto, arriva a Palazzo Cini il 17 giugno 2015 in concomitanza con l’apertura della mostra Piero di Cosimo. Pittore “fiorentino” eccentrico tra rinascimento e maniera (Firenze, 23 giugno – 27 settembre 2015) che vedrà esposti i due dipinti di Piero di Cosimo normalmente esposti in Galleria: la Madonna con Bambino e Angeli (recentemente esposta anche nella mostra Piero di Cosimo: The Poetry of Painting in Renaissance Florence alla National Gallery of Art di Washington) e la Sacra Famiglia con San Giovannino.
La Madonna di Pontassieve, che fu commissionata nel 1435 da sei componenti della ricca famiglia fiorentina Filicaia, detentori del patronato sulla chiesa di San Michele a Pontassieve, costituisce con ogni probabilità la parte centrale del polittico dell’altare maggiore: l’ipotesi che alla destra della Vergine, in uno dei due pannelli perduti, dovesse stagliarsi il santo titolare della chiesa, è confermata dalla presenza, al margine della tavola conservata, della punta di una spada trattata con foglia d’argento, messa in evidenza dall’ultimo restauro. Il capolavoro della maturità di Beato Angelico rimase per lungo tempo nell’ombra, complici la collocazione periferica e il precoce smembramento che dovette subire già entro la metà del XVII secolo. Solo nel 1909 il dipinto ottiene la prima menzione in sede critica (Giovanni Poggi), con attribuzione, universalmente accettata, al pittore: l’interesse suscitato attorno all’opera, grazie anche alle mostre di Londra e Firenze degli anni Trenta che la posero all’attenzione degli studi, contribuì alla decisione di trasferirla presso la Galleria degli Uffizi nel 1949. Da allora è stata oggetto di costante osservazione scientifica, sino alla recente mostra di Pontassieve curata da Ada Labriola (2010), interamente dedicatale e apportatrice di molte novità, in primo luogo sulla committenza.
La storica dell’arte Ada Labriola a presenta al pubblico l’opera, mercoledì 17 giugno alle ore 17.30, nell’ambito delle Conversazioni d’Arte a Palazzo Cini.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-34291.htm









Éclosions
      


Le opere dell’artista marsigliese Hélène Galante sono lo spunto per una riflessione sul ciclo della vita, rappresentato attraverso una serie di elementi che rimandano all’universo vegetale. Come afferma l’artista “non si tratta di una descrizione botanica o decorativa. Il punto di partenza è l’impronta di un giardino sul mio foglio dove si incrociano tracce di insetti e pollini”. La lentezza e l’osservazione sono parte integrante di un cammino che mira a comprendere la nozione di fragilità e di magia del ciclo naturale.
Nata a Marisiglia, Hélène Galante ha studiato e insegnato Arti Plastiche per diversi anni. Dal 1990 ha regolarmente esposto le sue opere in Francia, prima di trasferirsi a Venezia nel 2013, dove ha potuto sviluppare nuovi progetti artistici. E’ attualmente esposta, nell’ambito di una mostra collettiva intitolata Food art for mood, alla Galleria Françoise Calcagno (Campo del Ghetto Novo, 2918, Cannaregio).
dettagli
Biglietto: ingresso libero