martedì 2 giugno 2015

DAL 01 AL 05 GIUGNO 2015 - VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE


 01 GIUGNO 2015




Reflective Landscape. Il paesaggio veneto e i suoi produttori

 

L’esposizione, nel Chiostro del Seminari Patriarcale, raccoglie 48 opere fotografiche di otto artisti: Fatima Abbadi, Francesco Barasciutti, Stefano Busato, Ferdinando Fasolo, Arianna Novaga, Giampaolo Romagnosi, Moreno Rocco Segafredo e Angelo Tassitano. Obiettivo del progetto è ritrarre produttori attivi nel settore agricolo, nell’allevamento e nella trasformazione dei prodotti derivati da tali attività, appartenenti a diverse aree geografiche del Veneto.
Le opere in mostra intendono portare alla luce quegli interpreti solitari e isolati, non sempre noti e visibili al grande pubblico, che contribuiscono ogni giorno alla creazione di un valore condiviso e alla costituzione di un patrimonio comune. I soggetti della fotografia contemplano, vivono e proteggono la loro terra, il filare di alberi, la casa dei padri, l’architettura e il suo genius loci.
Dall’incontro tra i fotografi, i produttori e il contesto in cui essi operano è nata l’idea di eseguire due scatti diametralmente opposti: il soggetto viene infatti colto di fronte e di spalle e diventa il punto di snodo visivo attorno al quale ruota l’ambiente in cui opera. Questo espediente ha permesso di creare una sorta di “doppio ritratto” che determina uno sguardo fotografico del tutto inedito. Le opere in mostra offrono infatti più vedute di una stessa figura, rappresentando così diversi punti di vista sul paesaggio veneto.
“L’idea alla base del progetto si fonda su una consapevolezza diffusa: ciò che si consuma deve essere restituito” - spiega il prof. Leonardo Ciacci, ideatore e co-curatore del progetto - “Si tratta di un concetto forse in parte accantonato durante la fase matura dell’industrializzazione ma legato all’agricoltura e alle sue tradizioni più antiche, che trova nei nuovi interpreti di quei mestieri, mai sostituiti dalla tecnologia ma piuttosto rinnovati da pratiche e possibilità nuove, una sensibilità e un’attenzione volte a rendere il lavoro motivo di arricchimento del paesaggio. ‘Reflective Landscape’ propone ritratti di agricoltori, di imprenditori che hanno fatto della loro attività un’occasione per arricchire di segni e di qualità la loro terra, disegnando con cura campi e coltivazioni, restaurando e conservando edifici storici, usando creatività e cultura per rinnovare paesaggi antichi e renderli ancora produttivi”.

Il progetto, a cura dei prof. Leonardo Ciacci e Angelo Maggi, docenti dell’Università IUAV di Venezia, si colloca nel calendario di iniziative di Venice to Expo 2015.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
Camera e cucina. La fotografia è in tavola
 
Mostra fotografica a cura di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin. In collaborazione con Archivio della Comunicazione, Civico5, La Gondola, Fatue, Fotosintesi, Marghera Fotografia
Un uovo simbolo di vita, il suo bel tuorlo giallo metafora di nutrimento, la foto di Simonetta Gasparini è un concentrato di tutti gli ingredienti della nostra ricetta: luce, esposizione e composizione, quanto basta di creatività mescolata alle più variegate e diversificate passioni per la materia prima, verdure di stagione, pesce, carne, cereali, pane... In mostra oltre un centinaio di lavori, sguardi e tecniche diverse per diversi immaginari fotografici e alimentari, fotografia concettuale piuttosto che food photography. Oltre la metà provengono dagli archivi dei più importanti circoli e associazioni fotografiche cittadine: La Gondola, Civico5, Fatue, Fotosintesi e Marghera Fotografia. Una importante selezione proviene dall’Archivio della Comunicazione e racconta, dai primi anni del Novecento e sino ai nostri giorni, uomini, cibi e atmosfere della tradizione alimentare, sociale ed economica di Venezia, di Mestre e del suo entroterra. Alle immagini “storiche” - realizzate da alcuni importanti fotografi e agenzie fotografiche del secolo scorso come la “Reale Fotografia Giacomelli”- dal sapore più nostalgico e retrospettivo, abbiamo affiancato degli scatti dal taglio antropologico e sociale. Questi ultimi, realizzati da alcuni viaggiatori-fotografi, documentano diversi paesi centro africani, dell’area asiatica occidentale e di quella orientale, dove ancora oggi i modi di produzione alimentare, di uso e di vendita del cibo sono lo specchio di bisogni primari e vitali non ancora soddisfatti. Una piccola sezione di “memorabilia” (incarti, pubblicità, contenitori), provenienti dall’Archivio Orlandini, testimonierà inoltre una significativa, ma spesso ignorata, presenza delle aziende alimentari nella storia industriale della terraferma veneziana. (Testo di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin)
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
The Cella Was Empty (La cella era vuota)

La mostra esplora diversi artefatti dell’architetto e artista americano Paul O. Robinson: radiografie, sculture, proiezioni radiografiche con interventi a olio, calchi in gesso, installazioni site specific costruite appositamente per lo spazio Gino Valle. La mostra comprende anche materiali provenienti da Form of Absence, l’installazione di Paul Robinson ospitata nel 2013 presso il Contemporary Art Museum di Tampa, in Florida.
Potentemente evocativi, simili a talismani spaziali, gli oggetti tridimensionali, dipinti e radiografie emergono da mesi di documentazione in situ negli spazi dell’atelier dell’architetto Jože Plečnik a Lubiana, in Slovenia. Per le sue opere, Paul Robinson utilizza una macchina portatile a raggi X che consente di ottenere immagini altamente espressive: l’oggetto, che può essere d’uso quotidiano, oppure storico, architettonico o naturalistico, viene scontornato dall’ambiente e collocato in un contesto oscuro, come avviene per le radiografie. L’immagine a raggi X oltrepassa gli attributi fisici dell'oggetto, rivelandone le strutture interne.
A seconda di come viene orientata, la macchina radiografica è in grado di realizzare differenti layers, stratigrafie della realtà. L’artista procede poi intervenendo con tecniche miste direttamente sulle radiografie: da queste immagini, Robinson ricava anche sculture simili a carapaci vuoti, che però contengono la memoria invisibile dell’oggetto originale. L’immagine composita stratificata - enfolded - è ricostituita sotto forma di uno stampo che realizza ciò che l’artista definisce un enfolded reliquary, reliquiario tridimensionale.
Paul O. Robinson, artista e architetto statunitense, insegna progettazione all’Università di Lubiana e sarà visiting professor all’Università Iuav di Venezia. È vissuto in una famiglia di concertisti, musicisti di circo e tassidermisti, nell’eclettico ambiente della costa atlantica della Florida. Ha studiato musica, modellistica e architettura.

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 

02 GIUGNO 2015

 
 
 

Reflective Landscape. Il paesaggio veneto e i suoi produttori

 
 
L’esposizione, nel Chiostro del Seminari Patriarcale, raccoglie 48 opere fotografiche di otto artisti: Fatima Abbadi, Francesco Barasciutti, Stefano Busato, Ferdinando Fasolo, Arianna Novaga, Giampaolo Romagnosi, Moreno Rocco Segafredo e Angelo Tassitano. Obiettivo del progetto è ritrarre produttori attivi nel settore agricolo, nell’allevamento e nella trasformazione dei prodotti derivati da tali attività, appartenenti a diverse aree geografiche del Veneto.
Le opere in mostra intendono portare alla luce quegli interpreti solitari e isolati, non sempre noti e visibili al grande pubblico, che contribuiscono ogni giorno alla creazione di un valore condiviso e alla costituzione di un patrimonio comune. I soggetti della fotografia contemplano, vivono e proteggono la loro terra, il filare di alberi, la casa dei padri, l’architettura e il suo genius loci.
Dall’incontro tra i fotografi, i produttori e il contesto in cui essi operano è nata l’idea di eseguire due scatti diametralmente opposti: il soggetto viene infatti colto di fronte e di spalle e diventa il punto di snodo visivo attorno al quale ruota l’ambiente in cui opera. Questo espediente ha permesso di creare una sorta di “doppio ritratto” che determina uno sguardo fotografico del tutto inedito. Le opere in mostra offrono infatti più vedute di una stessa figura, rappresentando così diversi punti di vista sul paesaggio veneto.
“L’idea alla base del progetto si fonda su una consapevolezza diffusa: ciò che si consuma deve essere restituito” - spiega il prof. Leonardo Ciacci, ideatore e co-curatore del progetto - “Si tratta di un concetto forse in parte accantonato durante la fase matura dell’industrializzazione ma legato all’agricoltura e alle sue tradizioni più antiche, che trova nei nuovi interpreti di quei mestieri, mai sostituiti dalla tecnologia ma piuttosto rinnovati da pratiche e possibilità nuove, una sensibilità e un’attenzione volte a rendere il lavoro motivo di arricchimento del paesaggio. ‘Reflective Landscape’ propone ritratti di agricoltori, di imprenditori che hanno fatto della loro attività un’occasione per arricchire di segni e di qualità la loro terra, disegnando con cura campi e coltivazioni, restaurando e conservando edifici storici, usando creatività e cultura per rinnovare paesaggi antichi e renderli ancora produttivi”.

Il progetto, a cura dei prof. Leonardo Ciacci e Angelo Maggi, docenti dell’Università IUAV di Venezia, si colloca nel calendario di iniziative di Venice to Expo 2015.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
Camera e cucina. La fotografia è in tavola
 
Mostra fotografica a cura di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin. In collaborazione con Archivio della Comunicazione, Civico5, La Gondola, Fatue, Fotosintesi, Marghera Fotografia
Un uovo simbolo di vita, il suo bel tuorlo giallo metafora di nutrimento, la foto di Simonetta Gasparini è un concentrato di tutti gli ingredienti della nostra ricetta: luce, esposizione e composizione, quanto basta di creatività mescolata alle più variegate e diversificate passioni per la materia prima, verdure di stagione, pesce, carne, cereali, pane... In mostra oltre un centinaio di lavori, sguardi e tecniche diverse per diversi immaginari fotografici e alimentari, fotografia concettuale piuttosto che food photography. Oltre la metà provengono dagli archivi dei più importanti circoli e associazioni fotografiche cittadine: La Gondola, Civico5, Fatue, Fotosintesi e Marghera Fotografia. Una importante selezione proviene dall’Archivio della Comunicazione e racconta, dai primi anni del Novecento e sino ai nostri giorni, uomini, cibi e atmosfere della tradizione alimentare, sociale ed economica di Venezia, di Mestre e del suo entroterra. Alle immagini “storiche” - realizzate da alcuni importanti fotografi e agenzie fotografiche del secolo scorso come la “Reale Fotografia Giacomelli”- dal sapore più nostalgico e retrospettivo, abbiamo affiancato degli scatti dal taglio antropologico e sociale. Questi ultimi, realizzati da alcuni viaggiatori-fotografi, documentano diversi paesi centro africani, dell’area asiatica occidentale e di quella orientale, dove ancora oggi i modi di produzione alimentare, di uso e di vendita del cibo sono lo specchio di bisogni primari e vitali non ancora soddisfatti. Una piccola sezione di “memorabilia” (incarti, pubblicità, contenitori), provenienti dall’Archivio Orlandini, testimonierà inoltre una significativa, ma spesso ignorata, presenza delle aziende alimentari nella storia industriale della terraferma veneziana. (Testo di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin)
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
The Cella Was Empty (La cella era vuota)

La mostra esplora diversi artefatti dell’architetto e artista americano Paul O. Robinson: radiografie, sculture, proiezioni radiografiche con interventi a olio, calchi in gesso, installazioni site specific costruite appositamente per lo spazio Gino Valle. La mostra comprende anche materiali provenienti da Form of Absence, l’installazione di Paul Robinson ospitata nel 2013 presso il Contemporary Art Museum di Tampa, in Florida.
Potentemente evocativi, simili a talismani spaziali, gli oggetti tridimensionali, dipinti e radiografie emergono da mesi di documentazione in situ negli spazi dell’atelier dell’architetto Jože Plečnik a Lubiana, in Slovenia. Per le sue opere, Paul Robinson utilizza una macchina portatile a raggi X che consente di ottenere immagini altamente espressive: l’oggetto, che può essere d’uso quotidiano, oppure storico, architettonico o naturalistico, viene scontornato dall’ambiente e collocato in un contesto oscuro, come avviene per le radiografie. L’immagine a raggi X oltrepassa gli attributi fisici dell'oggetto, rivelandone le strutture interne.
A seconda di come viene orientata, la macchina radiografica è in grado di realizzare differenti layers, stratigrafie della realtà. L’artista procede poi intervenendo con tecniche miste direttamente sulle radiografie: da queste immagini, Robinson ricava anche sculture simili a carapaci vuoti, che però contengono la memoria invisibile dell’oggetto originale. L’immagine composita stratificata - enfolded - è ricostituita sotto forma di uno stampo che realizza ciò che l’artista definisce un enfolded reliquary, reliquiario tridimensionale.
Paul O. Robinson, artista e architetto statunitense, insegna progettazione all’Università di Lubiana e sarà visiting professor all’Università Iuav di Venezia. È vissuto in una famiglia di concertisti, musicisti di circo e tassidermisti, nell’eclettico ambiente della costa atlantica della Florida. Ha studiato musica, modellistica e architettura.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 Venice - Triennale in name of freedom in the art
 

Il tema della mostra è il progetto multimediale:“Natura nutrix – Homo vorax”. Curatori: Prof.Nevia Pizzul-Capello, Venezia, Dr. Hans-Joachim Petersen, Berlin, Martin Leyer-Pritzkow, Düsseldorf
L’incalzare di eventi politici sempre più gravi, che stanno minacciando il patrimonio artistico culturale a livello mondiale e aprendo profonde ferite nell’equilibrio ecologico del nostro pianeta, portano l’ACIT di Venezia ad allinearsi accanto ad Enti sovrani quali la Biennale d’Arte di Venezia e l’Expo di Milano prestando anche la propria voce, nella convinzione che l’Arte è il mezzo salvifico per l’umanità.
Nello storico Palazzo Albrizzi sono esposte opere di artisti extraeuropei ed europei, soprattutto tedeschi, che nelle loro opere rappresentano i due poli: La Natura, madre benigna, e l’uomo, avido di potere che l’ aggredisce. Per difendersi la Natura si fa matrigna.
Da un lato, quindi, espressioni artistiche della nuova avanguardia, che ci presentano il mondo in cui vorremmo vivere; dall’altro espressioni di una natura violentata e contaminata.
La performance di un’ artista come Mia Florentine Weiss, con il suo “Pegasus” ridà dignità all’uomo. Il cavallo alato simbolizza il pensiero creativo, l’anelito umano di libertà attraverso l’Arte.

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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Food art for mood - V mostra del Gruppo Boiler
 

Mostra degli artisti: Elvezia Allari, Silvia Battisti, Françoise Calcagno, Cristina Cortese, Mario Esposito, Hélène Galante, Angela Grazia Galletto, Cate Maggia, Concetta Nasone, Rossella Pavan, Gabriele Perissinotto, Agustina Ponce, Luigi Rifani, Katia Scotti, Paola Volpato
La connessione tra realtà ambientale e produzione alimentare annovera un legame secolare con l’uomo, responsabile primario dell’interdipendenza tra l’ambiente circostante e le risorse fruibili da esso, garanti del sostentamento mondiale. È in questa prospettiva dunque che si ritiene necessario guardare alla Terra come fonte di vita e al cibo come energia essenziale. Il rinnovato gruppo Boiler presenta così la sua V mostra collettiva il cui filo conduttore, data la contemporaneità con l’EXPO milanese, è proprio il cibo che diviene energia essenziale. Esso è, oggi, elemento da osservare, gustare, annusare e toccare, soggetto di forme esteticamente funzionali e motore di sviluppo di una vera e propria “arte del cibo”.
La realtà terrestre offre innumerevoli risorse le quali, insieme, confluiscono verso il principio base dell’esistenza stessa: l’acqua. “L’oro blu”, principio originario di ogni forma di vita, si configura come elemento essenziale per il sostentamento dell’uomo, il cui cardine è, appunto, l’alimentazione. Gli artisti dunque si propongono di indagare, tramite la propria arte, l’aspetto costitutivo della vita e del suo mantenimento, considerando i mezzi che la natura offre e riconoscendo nel cibo un importante mezzo di intima espressione, adatto ad investigare gli aspetti più profondi e, nel medesimo tempo, idoneo a sollecitare un’attenta riflessione in merito alle grandi divergenze alimentari del pianeta.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 

03 GIUGNO 2015

Personal Tales - Humans + Hybrids

 
 
Personal Tales - Humans + Hybrids è un'esibizione d'arte internazionale, che comprende fotografie, video art, installazioni, quadri e performance.
Fa parte del Self Festival, assieme alla mostra Self Portraits - Inner Feelings (Dal 17 al 27 giugno), organizzato durante la Biennale d'Arte di venezia. Per la prima volta il pubblico ha la possibilità di conoscere personalmente gli artisti in incontri privati e di condividere la loro arte.
Personal Tales - Humans + Hybrids esplora le storie che si trovavano dietro di opere d'arte. Quali frammenti di esperienza personale gli artisti decidono di condividere? Come l'uso dell'arte, come mezzo di espressione, contamina il messaggio che condividono? Le opere creano un collegamento tra l'esperienza personale degli artisti e il pubblico; e allo stesso tempo contaminano e arricchiscono le storie private che gli artisti decidono di raccontare.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Camera e cucina. La fotografia è in tavola
 
Mostra fotografica a cura di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin. In collaborazione con Archivio della Comunicazione, Civico5, La Gondola, Fatue, Fotosintesi, Marghera Fotografia
Un uovo simbolo di vita, il suo bel tuorlo giallo metafora di nutrimento, la foto di Simonetta Gasparini è un concentrato di tutti gli ingredienti della nostra ricetta: luce, esposizione e composizione, quanto basta di creatività mescolata alle più variegate e diversificate passioni per la materia prima, verdure di stagione, pesce, carne, cereali, pane... In mostra oltre un centinaio di lavori, sguardi e tecniche diverse per diversi immaginari fotografici e alimentari, fotografia concettuale piuttosto che food photography. Oltre la metà provengono dagli archivi dei più importanti circoli e associazioni fotografiche cittadine: La Gondola, Civico5, Fatue, Fotosintesi e Marghera Fotografia. Una importante selezione proviene dall’Archivio della Comunicazione e racconta, dai primi anni del Novecento e sino ai nostri giorni, uomini, cibi e atmosfere della tradizione alimentare, sociale ed economica di Venezia, di Mestre e del suo entroterra. Alle immagini “storiche” - realizzate da alcuni importanti fotografi e agenzie fotografiche del secolo scorso come la “Reale Fotografia Giacomelli”- dal sapore più nostalgico e retrospettivo, abbiamo affiancato degli scatti dal taglio antropologico e sociale. Questi ultimi, realizzati da alcuni viaggiatori-fotografi, documentano diversi paesi centro africani, dell’area asiatica occidentale e di quella orientale, dove ancora oggi i modi di produzione alimentare, di uso e di vendita del cibo sono lo specchio di bisogni primari e vitali non ancora soddisfatti. Una piccola sezione di “memorabilia” (incarti, pubblicità, contenitori), provenienti dall’Archivio Orlandini, testimonierà inoltre una significativa, ma spesso ignorata, presenza delle aziende alimentari nella storia industriale della terraferma veneziana. (Testo di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin)
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 

Reflective Landscape. Il paesaggio veneto e i suoi produttori

 
 
L’esposizione, nel Chiostro del Seminari Patriarcale, raccoglie 48 opere fotografiche di otto artisti: Fatima Abbadi, Francesco Barasciutti, Stefano Busato, Ferdinando Fasolo, Arianna Novaga, Giampaolo Romagnosi, Moreno Rocco Segafredo e Angelo Tassitano. Obiettivo del progetto è ritrarre produttori attivi nel settore agricolo, nell’allevamento e nella trasformazione dei prodotti derivati da tali attività, appartenenti a diverse aree geografiche del Veneto.
Le opere in mostra intendono portare alla luce quegli interpreti solitari e isolati, non sempre noti e visibili al grande pubblico, che contribuiscono ogni giorno alla creazione di un valore condiviso e alla costituzione di un patrimonio comune. I soggetti della fotografia contemplano, vivono e proteggono la loro terra, il filare di alberi, la casa dei padri, l’architettura e il suo genius loci.
Dall’incontro tra i fotografi, i produttori e il contesto in cui essi operano è nata l’idea di eseguire due scatti diametralmente opposti: il soggetto viene infatti colto di fronte e di spalle e diventa il punto di snodo visivo attorno al quale ruota l’ambiente in cui opera. Questo espediente ha permesso di creare una sorta di “doppio ritratto” che determina uno sguardo fotografico del tutto inedito. Le opere in mostra offrono infatti più vedute di una stessa figura, rappresentando così diversi punti di vista sul paesaggio veneto.
“L’idea alla base del progetto si fonda su una consapevolezza diffusa: ciò che si consuma deve essere restituito” - spiega il prof. Leonardo Ciacci, ideatore e co-curatore del progetto - “Si tratta di un concetto forse in parte accantonato durante la fase matura dell’industrializzazione ma legato all’agricoltura e alle sue tradizioni più antiche, che trova nei nuovi interpreti di quei mestieri, mai sostituiti dalla tecnologia ma piuttosto rinnovati da pratiche e possibilità nuove, una sensibilità e un’attenzione volte a rendere il lavoro motivo di arricchimento del paesaggio. ‘Reflective Landscape’ propone ritratti di agricoltori, di imprenditori che hanno fatto della loro attività un’occasione per arricchire di segni e di qualità la loro terra, disegnando con cura campi e coltivazioni, restaurando e conservando edifici storici, usando creatività e cultura per rinnovare paesaggi antichi e renderli ancora produttivi”.

Il progetto, a cura dei prof. Leonardo Ciacci e Angelo Maggi, docenti dell’Università IUAV di Venezia, si colloca nel calendario di iniziative di Venice to Expo 2015.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
Differences on Identity. Artistic perspectives
             
Presso la Sala del portale in campo di San Lorenzo, si inaugura la prima di un ciclo di mostre con il titolo Differences on Identity. Artistic perspectives che si concluderà il 15 giugno a cura di Efthalia Rentetzi. Partirà una seconda esposizione il 1 luglio e anch'essa avrà la durata di un mese. In entrambi le mostre, che sono inserite all'interno del ricco e variegato programma espositivo di Venezia, si propone un'interessante e inedita selezione di opere offerte da talentuosi artisti, tutti stranieri.
Artiste che espongono:
- Saevar Kart (Islanda)
- Toos van Holstein (Olanda)
- Jaon Backes(USA)
- Britt Salt (Australia)
- Tove S Hellrud (Norvegia)
- Emma Roche (Irlanda)

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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
 

04 GIUGNO 2015

Personal Tales - Humans + Hybrids

 
 
Personal Tales - Humans + Hybrids è un'esibizione d'arte internazionale, che comprende fotografie, video art, installazioni, quadri e performance.
Fa parte del Self Festival, assieme alla mostra Self Portraits - Inner Feelings (Dal 17 al 27 giugno), organizzato durante la Biennale d'Arte di venezia. Per la prima volta il pubblico ha la possibilità di conoscere personalmente gli artisti in incontri privati e di condividere la loro arte.
Personal Tales - Humans + Hybrids esplora le storie che si trovavano dietro di opere d'arte. Quali frammenti di esperienza personale gli artisti decidono di condividere? Come l'uso dell'arte, come mezzo di espressione, contamina il messaggio che condividono? Le opere creano un collegamento tra l'esperienza personale degli artisti e il pubblico; e allo stesso tempo contaminano e arricchiscono le storie private che gli artisti decidono di raccontare.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Camera e cucina. La fotografia è in tavola
 
Mostra fotografica a cura di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin. In collaborazione con Archivio della Comunicazione, Civico5, La Gondola, Fatue, Fotosintesi, Marghera Fotografia
Un uovo simbolo di vita, il suo bel tuorlo giallo metafora di nutrimento, la foto di Simonetta Gasparini è un concentrato di tutti gli ingredienti della nostra ricetta: luce, esposizione e composizione, quanto basta di creatività mescolata alle più variegate e diversificate passioni per la materia prima, verdure di stagione, pesce, carne, cereali, pane... In mostra oltre un centinaio di lavori, sguardi e tecniche diverse per diversi immaginari fotografici e alimentari, fotografia concettuale piuttosto che food photography. Oltre la metà provengono dagli archivi dei più importanti circoli e associazioni fotografiche cittadine: La Gondola, Civico5, Fatue, Fotosintesi e Marghera Fotografia. Una importante selezione proviene dall’Archivio della Comunicazione e racconta, dai primi anni del Novecento e sino ai nostri giorni, uomini, cibi e atmosfere della tradizione alimentare, sociale ed economica di Venezia, di Mestre e del suo entroterra. Alle immagini “storiche” - realizzate da alcuni importanti fotografi e agenzie fotografiche del secolo scorso come la “Reale Fotografia Giacomelli”- dal sapore più nostalgico e retrospettivo, abbiamo affiancato degli scatti dal taglio antropologico e sociale. Questi ultimi, realizzati da alcuni viaggiatori-fotografi, documentano diversi paesi centro africani, dell’area asiatica occidentale e di quella orientale, dove ancora oggi i modi di produzione alimentare, di uso e di vendita del cibo sono lo specchio di bisogni primari e vitali non ancora soddisfatti. Una piccola sezione di “memorabilia” (incarti, pubblicità, contenitori), provenienti dall’Archivio Orlandini, testimonierà inoltre una significativa, ma spesso ignorata, presenza delle aziende alimentari nella storia industriale della terraferma veneziana. (Testo di Elisabetta Da Lio e Tiziano Bolpin)
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Diego Birelli: Graphic designer
 

In occasione dell’acquisizione del fondo Birelli, l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia presenta una mostra di manifesti, libri, stampati, bozzetti e negativi fotografici,al fine di raccontare e contestualizzare un protagonista ancora poco noto del panorama della progettazione grafica italiana. La vivace e poliedrica identità di Diego Birelli, raccontata e analizzata finora per la sua costante ricerca artistica, trova un punto di vista complementare nello studio del suo lavoro come graphic designer.
La mostra di presentazionedel fondodocumentario rappresenta infatti l’occasione per fare luce sulla relazione fra il progettista (nato ad Asti nel ’34 e veneziano d’adozione),il mondo editoriale, i movimenti culturali e politici, le istituzioni pubbliche e il panorama del graphic design locale e nazionale,attraverso alcune tracce di indagine aperte. Un primo focus presente in esposizione riguarda il coinvolgimento di Birelli nella temperie politica e sociale veneziana a partire dalla prima metà degli anni Sessanta, evidente nei manifesti e stampati per il Partito ComunistaItaliano, per il Partito di Unità Proletaria e per Democrazia Proletaria e nei giornali Libertà al Cilea sostegno della repubblica di Allende realizzati per la Biennale del ’74.
L’analisi della produzione militante di Birelli per le federazioni locali delle principali sigle della sinistra italiana e per le biennali di rottura dirette da Carlo Ripa di Meana va vista anche alla luce del ruolo cardinale giocato dal Capitaledi Karl Marx nell’ambito della 56^ Biennale di Okwui Enwezor appena inaugurata. Inoltre il legame con il contesto sociale e culturale del territorio veneziano è evidentein mostra con lecampagne di comunicazione propostenegli anni Ottanta per l’Assessorato alla Cultura del capoluogo veneto e con i contributi attivi offerticome graficodel Consorzio Venezia Nuovanei suoi primi anni di vita.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
Food art for mood - V mostra del Gruppo Boiler
 

Mostra degli artisti: Elvezia Allari, Silvia Battisti, Françoise Calcagno, Cristina Cortese, Mario Esposito, Hélène Galante, Angela Grazia Galletto, Cate Maggia, Concetta Nasone, Rossella Pavan, Gabriele Perissinotto, Agustina Ponce, Luigi Rifani, Katia Scotti, Paola Volpato
La connessione tra realtà ambientale e produzione alimentare annovera un legame secolare con l’uomo, responsabile primario dell’interdipendenza tra l’ambiente circostante e le risorse fruibili da esso, garanti del sostentamento mondiale. È in questa prospettiva dunque che si ritiene necessario guardare alla Terra come fonte di vita e al cibo come energia essenziale. Il rinnovato gruppo Boiler presenta così la sua V mostra collettiva il cui filo conduttore, data la contemporaneità con l’EXPO milanese, è proprio il cibo che diviene energia essenziale. Esso è, oggi, elemento da osservare, gustare, annusare e toccare, soggetto di forme esteticamente funzionali e motore di sviluppo di una vera e propria “arte del cibo”.
La realtà terrestre offre innumerevoli risorse le quali, insieme, confluiscono verso il principio base dell’esistenza stessa: l’acqua. “L’oro blu”, principio originario di ogni forma di vita, si configura come elemento essenziale per il sostentamento dell’uomo, il cui cardine è, appunto, l’alimentazione. Gli artisti dunque si propongono di indagare, tramite la propria arte, l’aspetto costitutivo della vita e del suo mantenimento, considerando i mezzi che la natura offre e riconoscendo nel cibo un importante mezzo di intima espressione, adatto ad investigare gli aspetti più profondi e, nel medesimo tempo, idoneo a sollecitare un’attenta riflessione in merito alle grandi divergenze alimentari del pianeta.
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Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

05 GIUGNO 2015

 
The Cella Was Empty (La cella era vuota)

La mostra esplora diversi artefatti dell’architetto e artista americano Paul O. Robinson: radiografie, sculture, proiezioni radiografiche con interventi a olio, calchi in gesso, installazioni site specific costruite appositamente per lo spazio Gino Valle. La mostra comprende anche materiali provenienti da Form of Absence, l’installazione di Paul Robinson ospitata nel 2013 presso il Contemporary Art Museum di Tampa, in Florida.
Potentemente evocativi, simili a talismani spaziali, gli oggetti tridimensionali, dipinti e radiografie emergono da mesi di documentazione in situ negli spazi dell’atelier dell’architetto Jože Plečnik a Lubiana, in Slovenia. Per le sue opere, Paul Robinson utilizza una macchina portatile a raggi X che consente di ottenere immagini altamente espressive: l’oggetto, che può essere d’uso quotidiano, oppure storico, architettonico o naturalistico, viene scontornato dall’ambiente e collocato in un contesto oscuro, come avviene per le radiografie. L’immagine a raggi X oltrepassa gli attributi fisici dell'oggetto, rivelandone le strutture interne.
A seconda di come viene orientata, la macchina radiografica è in grado di realizzare differenti layers, stratigrafie della realtà. L’artista procede poi intervenendo con tecniche miste direttamente sulle radiografie: da queste immagini, Robinson ricava anche sculture simili a carapaci vuoti, che però contengono la memoria invisibile dell’oggetto originale. L’immagine composita stratificata - enfolded - è ricostituita sotto forma di uno stampo che realizza ciò che l’artista definisce un enfolded reliquary, reliquiario tridimensionale.
Paul O. Robinson, artista e architetto statunitense, insegna progettazione all’Università di Lubiana e sarà visiting professor all’Università Iuav di Venezia. È vissuto in una famiglia di concertisti, musicisti di circo e tassidermisti, nell’eclettico ambiente della costa atlantica della Florida. Ha studiato musica, modellistica e architettura.

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Biglietto: ingresso libero
organizzatori
 
 
 
 
 
 
 
 
Diego Birelli: Graphic designer
 

In occasione dell’acquisizione del fondo Birelli, l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia presenta una mostra di manifesti, libri, stampati, bozzetti e negativi fotografici,al fine di raccontare e contestualizzare un protagonista ancora poco noto del panorama della progettazione grafica italiana. La vivace e poliedrica identità di Diego Birelli, raccontata e analizzata finora per la sua costante ricerca artistica, trova un punto di vista complementare nello studio del suo lavoro come graphic designer.
La mostra di presentazionedel fondodocumentario rappresenta infatti l’occasione per fare luce sulla relazione fra il progettista (nato ad Asti nel ’34 e veneziano d’adozione),il mondo editoriale, i movimenti culturali e politici, le istituzioni pubbliche e il panorama del graphic design locale e nazionale,attraverso alcune tracce di indagine aperte. Un primo focus presente in esposizione riguarda il coinvolgimento di Birelli nella temperie politica e sociale veneziana a partire dalla prima metà degli anni Sessanta, evidente nei manifesti e stampati per il Partito ComunistaItaliano, per il Partito di Unità Proletaria e per Democrazia Proletaria e nei giornali Libertà al Cilea sostegno della repubblica di Allende realizzati per la Biennale del ’74.
L’analisi della produzione militante di Birelli per le federazioni locali delle principali sigle della sinistra italiana e per le biennali di rottura dirette da Carlo Ripa di Meana va vista anche alla luce del ruolo cardinale giocato dal Capitaledi Karl Marx nell’ambito della 56^ Biennale di Okwui Enwezor appena inaugurata. Inoltre il legame con il contesto sociale e culturale del territorio veneziano è evidentein mostra con lecampagne di comunicazione propostenegli anni Ottanta per l’Assessorato alla Cultura del capoluogo veneto e con i contributi attivi offerticome graficodel Consorzio Venezia Nuovanei suoi primi anni di vita.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
 
 
 
 
 
 
 
Venice - Triennale in name of freedom in the art
 

Il tema della mostra è il progetto multimediale:“Natura nutrix – Homo vorax”. Curatori: Prof.Nevia Pizzul-Capello, Venezia, Dr. Hans-Joachim Petersen, Berlin, Martin Leyer-Pritzkow, Düsseldorf
L’incalzare di eventi politici sempre più gravi, che stanno minacciando il patrimonio artistico culturale a livello mondiale e aprendo profonde ferite nell’equilibrio ecologico del nostro pianeta, portano l’ACIT di Venezia ad allinearsi accanto ad Enti sovrani quali la Biennale d’Arte di Venezia e l’Expo di Milano prestando anche la propria voce, nella convinzione che l’Arte è il mezzo salvifico per l’umanità.
Nello storico Palazzo Albrizzi sono esposte opere di artisti extraeuropei ed europei, soprattutto tedeschi, che nelle loro opere rappresentano i due poli: La Natura, madre benigna, e l’uomo, avido di potere che l’ aggredisce. Per difendersi la Natura si fa matrigna.
Da un lato, quindi, espressioni artistiche della nuova avanguardia, che ci presentano il mondo in cui vorremmo vivere; dall’altro espressioni di una natura violentata e contaminata.
La performance di un’ artista come Mia Florentine Weiss, con il suo “Pegasus” ridà dignità all’uomo. Il cavallo alato simbolizza il pensiero creativo, l’anelito umano di libertà attraverso l’Arte.

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Biglietto: ingresso libero
 
 

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