lunedì 9 novembre 2015

DAL 11 AL 15 NOVEMBRE 2015 - VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE

11 NOVEMBRE 2015




Il paese dei Balocchi
DAL 07/11/2015 AL 22/11/2015
 

Dal 7 al 22 novembre la Torre civica di Mestre ospita una mostra d'arte contemporanea dedicata al progetto artistico pittorico “Il paese dei Balocchi”. L'iniziativa è promossa dalla Municipalità di Mestre Carpenedo, in collaborazione con Mes3venti. 'Il paese dei Balocchi' – si legge in una nota degli organizzatori - è il format usato da Altheo Magazine per far conoscere i nuovi talenti italiani nelle varie forme artistiche attraverso immagini, video ed interviste, alla scoperta di dubbi, progetti, sogni, delusioni e vittorie che li caratterizzano. Il tutto 'raccontato' con il metodo del viaggio 'on the road', lungo la penisola, lasciando parlare gli artisti e le artiste”.
La mostra, che sta facendo il giro d’Italia, vuole esprimere le emozioni e le idee di questi nuovi talenti comunicate attraverso la pittura, la scultura e il fumetto.
L’esposizione, ad ingresso libero, viene inaugurata sabato 6 novembre alle ore 17 e resta aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 sabato e domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
dettagli
Biglietto: ingresso libero
Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35376.htm







Il Bosco di San Fancesco – Uno sguardo sulla Romania (O privire catre Romania)
dal 06/11/2015 al 30/11/2015

Da sempre il bosco è un atelier a cielo aperto per l'arte immersa nell'ambiente che ci circonda. Anche quando ci appare come un fondale impenetrabile. Spettacolo di natura, spazio di libertà e di pensiero, il bosco fa il suo ingresso nell'arte fotografica del diciannovesimo secolo, rivoluzionando la pittura e il gusto per il paesaggio, con i ritratti della foresta di Fontainebleau di Gustave Le Gray in cui, la luce, filtrata dai rami, crea un'atmosfera di arte sacra molto amata da tutti i pittori che vi si rifugiano: Courbet, Rousseau, Corot; negli stati d'animo sospesi e colti in natura da Monet, Sisley e Renoir con la rapidità di un’impressione. Un movimento dell'arte nell'arte della rappresentazione in un magnifico laboratorio 'a grandezza naturale' che unisce la tecnica pittorica con quella fotografica, nell’eccitante sfida di cogliere, con immediatezza sensuale, il mutare della luce e i misteri dell'eterno, fino a incantarsi nel dripping di una foresta di Pollock.
Il Bosco di San Francesco è il titolo di una serie di 25 fotografie di 'luce ed energia' scattate tra il 2010 e il 2012 da Beba Stoppani sulle pendici del Monte Subasio, a pochi chilometri da Assisi.
Il rigoglio della vegetazione e l'intimo legame con la storia e l'insegnamento del Santo di Assisi, Patrono d'Italia, fanno di questa selva un luogo mistico, unico al mondo. E' un luogo sacro che da sempre suscita venerazione; luogo iniziatico di crescita organica e di rigenerazione, segnato dall’ordine simbolico dell'eremo, ma nello stesso tempo impossibile da governare; luogo magmatico per sua costituzione, dove ogni territorialità sprofonda in natura: ossa, bacche, battiti animali, funghi, memoria vivente e perduta, tutto partecipa alla decomposizione della materia organica che si fa humus e alimenta la terra. Nel bosco di San Francesco ci si addentra camminando.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35281.htm






Mostra personale di Lega, Nazarian e Zagni
dal 04/11/2015 al 04/12/2015


La Bottega d’Arte Gibigiana inaugura mercoledì 4 Novembre alle ore 18.00 una nuova mostra tutta al femminile.
Dedicata al lavoro di tre donne, tre ceramiste, tre artiste dal percorso formativo molto differente, ma intimamente accomunate da un personalissimo sguardo rivolto al mondo della natura, alla forma organica e dall’ insaziabile ricerca nei micro e macro organismi del cosmo. Leitmotiv, poi comune agli artisti in residenza stabile in Gibigiana.
Carla Lega, figlia d’arte, inizia a modellare e creare manufatti in ceramica nel 1975 affiancando il padre Leandro Lega. Si inserisce nella storica tradizione faentina con un linguaggio moderno e assolutamente autonomo, vivacizzato dall’uso particolare del colore e dalla ricerca di forme in divenire sempre nuove. Le sue ultime creazioni sono lastre sottilissime di argilla modellata a “cartoccio” o forme ottenute a “colombino” decorate con smalti metallici e irridescenti. Dagli anni 90’ partecipa a numerose mostre ottenendo premi e riconoscimenti.
Arsinè Nazarian di origini armene, vive e lavora a Venezia. Laureata in filosofia all’università Ca’ Foscari, da anni focalizza il suo lavoro sul grès e la porcellana, nella ricerca di particolari textures e forme. Gli smalti sono elaborati personalmente utilizzando ceneri e terre. La sua linea di complementi d’arredo e oggetti d’uso è foggiata a mano in porcellana e grès, smaltata ad alta temperatura (1260°) con smalti atossici realizzati dall’artista. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali. Ne ricordiamo alcune, come l’esposizione stabile presso Kimera, Irvine, California, mostra collettiva presso lo spazio espositivo Peniche Anako, Senna, Parigi, LiberEsistenze presso il Centro Culturale Candiani, Mestre, Venezia.
Silvia Zagni, bolognese, dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna dà vita ad un immaginario che si serve della terra cotta come strumento primo della propria espressione artistica. Lavora e vive nel castello di Elle a Rioveggio, sull’appennino bolognese, le tecniche da lei usate sono strettamente collegate alla storia geologica e alla realtà di questi luoghi, dove l’artista raccoglie grès puro, sabbia silicea raffinatissima e caolino purissimo. La sua arte, pur nutrendosi di linguaggi squisitamente contemporanei, come la performance, l’installazione site specific e la land art è intimamente complice con tecniche di lavorazione antiche proprie del territorio che la circonda.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35307.htm







Bruno Munari 'Illusioni luminose'
dal 01/11/2015 al 05/12/2015
      
Bruno Munari (1907-1998) è sicuramente l’artista più sperimentale, curioso e poliedrico del ‘900 italiano. Nato con il futurismo, si è dedicato poi a tutte le declinazioni della creatività, comprese quelle legate al divenire tecnologico, con intuizioni spesso geniali. La scorsa domenica 20 ottobre alcuni suoi vetrini progettati per pilotare delle emissioni luminose attraverso dei filtri polarizzati hanno riempito la facciata interna di Palazzo Zenobio. Un’esperienza mai tentata in queste dimensioni da Munari che negli anni esplorava l’ombra o ricercava movimenti illusori con la stessa determinazione con la quale progettava le macchine inutili. Dopo la serata di Palazzo Zenobio le 'Illusioni luminose' vengono riproposte alla Fabbrica del vedere dal 1 novembre al 5 dicembre (inaugurazione 31 ottobre ore 18.00). Sempre con i processi sonori originali di Michele Del Prete, sempre grazie alle rielaborazioni digitali di Igor Imhoff. Sempre con la curatela di Miroslava Hajek, custode e divulgatrice delle linee di ricerca estetica di Munari. E con il supporto, ancora, di Musica Venezia di Roberta Reeder che ha promosso gli eventi di Palazzo Zenobio.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35243.htm







De l'ombre à la lumière
DAL 21/10/2015 AL 15/11/2015


Mostra fotografica a cura di Daniela Rosi, che presenta una serie di lavori fotografici realizzati da sei diversi fotografi, in collaborazione con persone in stato di detenzione in diversi Paesi come Italia, Francia, Lettonia, Russia, Brasile. La mostra è promossa dalla Fondazione Bevilacqua La Masa del Comune di Venezia, in collaborazione con l'Ente formativo 'Preface' e l'Associazione di Creativi 'Officina delle Nuvole', con il sostegno delle Cooperativa Rio Terà dei Pensieri e di Lao, laboratorio artisti outsider, e Università Ca' Foscari di Venezia.
L'inaugurazione si tiene martedì 20 ottobre nella sede di Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il titolo 'De l'ombre à la lumiere' fa riferimento non solo a quanto avviene con la fotografia, quando le immagini, nella camera oscura, vengono alla luce, ma anche alla condizione di chi opera nell'ombra e, attraverso il proprio lavoro, emerge all'attenzione dell'interesse collettivo. Lavoro, quindi, come opera fotografica, ma anche, soprattutto, come professione. L'interesse collettivo è sia rappresentato dal contributo che chi lavora offre alla società, sia dall'attenzione a determinati temi che la mostra fotografica può suscitare nel visitatori.
Artisti: Marco Ambrosi, Maison Centrale de Arles, Francia; Giorgio Bombieri, Casa di reclusione femminile, Venezia Giudecca, Italia; Davide Dutto,Casa di reclusione - Saluzzo (Rodolfo Morandi), Italia; CasaCircondariale - Torino (Lorusso e Cotugno), Italia; Giovanna Magri, Casa circondariale di Verona, Montorio, Italia; Eric Oberdorff, Maison d'Arrèt de Nice, Francia; Klauvdij Sluban,Camp disciplinaire de Kolpino, Saint Péterburg, Russia; Camp disciplinaire, Cesis, Lettonia; Camp disciplinaire de Mojaisk, Russia; Prisons bresilliennes pour mineurs, Mario Covas et Arujà deSao Paulo, Brasile.
L'esposizione riunisce i lavori di sei fotografi di differenti nazionalità che hanno lavorato in alcune realtà carcerarie in Francia, in Italia, nei paesi dell'Est Europeo e anche Oltreoceano, con approcci diversi fra loro, unendo attitudine artistica e sensibilità umana. Marco Ambrosi ad Arles ha insegnato la tecnica fotografica a dieci aspiranti fotografi, portandoli ad una competenza professionale e sperimentando con loro le potenzialità della fotografia nell'ambito dell'arte applicata, attraverso un percorso che, dalla tecnica, è sfociato spontaneamente nella composizione creativa e in un risultato artistico.
Giorgio Bombieri a Venezia si è concentrato sulla dignità che il lavoro riesce sempre a restituire a chi lo pratica; il fotografo riesce a cogliere tale dignità nelle espressioni di orgoglio trasmesse dai volti delle donne che tengono in mano strumenti-simbolo del loro lavoro: una vanga, una scopa, un rastrello diventano l'espressione di una 'ricchezza' esistenziale recuperata.
Davide Dutto a Saluzzo e a Torino ripercorre, sfidandole a distanza di un secolo e mezzo, le note teorie fisiognomiche di Cesare Lombroso, proponendo unintenso lavoro contro lo stigma. Egli interroga provocatoriamente chiguarda, lo invita a 'scoprire' le diverse identità e il discrimine scientifico che distingue la personalità di chi vive nella legalità e di chi, invece, risulta essere un deviante per la collettività.
Giovanna Magri a Verona si è cimentata in un progetto che mette in dialogo la fotografia e la parola e che vede, nella rappresentazione del proprio volto, del proprio 'ritratto riscritto', un'occasione di reinvenzione e di palingenesi della propria identità, la quale, come un'araba fenice, può sempre rinascere.
Eric Oberdorff ha lavorato investigando il rapporto del corpo con lo spazio che lo reclude. Una sorta di presa di possesso, attraverso gli scatti, di uno spazio vitale più grande delle anguste pareti di un luogo di detenzione. I corpi divengono un paesaggio e, oltre l'orto concluso della costrizione e del proprio vissuto, aprono nuovi orizzonti.
Klavdij Slubanda oltre venti anni gira il mondo cercando di stabilire un dialogo artistico con minori che si trovano in una situazione extra-ordinaria, come può essere quella di un carcere, offrendo aloro un mezzo espressivo: la macchina fotografica. Un medium che li mette in condizione di guardare, attraverso un obiettivo, spazi,oggetti, persone che fanno parte del loro quotidiano e che, in quanto isolati dal tutto, assumono una bellezza e dei significati inaspettati.
Le immagini in mostra sono in dialogo tra di loro e con il visitatore, cercando di stabilire con esso una sorta d'intimità. Registrando luoghi, sguardi, strumenti, ma anche sensazioni emotive, queste fotografie sono sguardi su una quotidianità in spazi altrimenti preclusi alla maggior parte di noi.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35008.htm











12 NOVEMBRE 2015


Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture
dal 10/11/2015 al 22/11/2015

                     
L'inaugurazione della mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture» si tiene martedì 10 novembre alle ore 18.00.
Il Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, in collaborazione con la Direzione dei Programmi Internazionali, inaugura la mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture». Lo scopo principale della rassegna è quello di fornire l’immagine delle relazioni tra Italia e Russia nel campo del cinema. La tradizione dei rapporti tra i due Paesi in quest’ambito ha una lunga storia: già dal 1961 si tenevano dei simposi italo-russi a cui partecipavano registi che, dopo aver guardato insieme i fi lm, discutevano dei più importanti problemi dell’arte. Nel frattempo a Mosca e in altre città sovietiche si assisteva spesso alla settimana del cinema italiano e in Italia a quella del cinema sovietico. Una delle sezioni più importanti, all’interno della mostra, è occupata dai materiali dedicati a noti fi lm sovietici che hanno infl uenzato la storia della cinematografi a nazionale e internazionale e sono stati premiati in diverse città. La mostra presenta locandine, fi lmati e fotografi e delle sceneggiature di fi lm come «Aleksandr Nevskij» e «Ivan il terribile» di Ejzenštejn, fra i più importanti classici del cinema mondiale. Il tema della Grande Guerra, di forte attualità nel contesto cinematografi co sovietico, si apre con i materiali di «Ballata di un soldato» di Chukhrai, che ha vinto nel 1960 il David di Donatello e «L’infanzia di Ivan» di Tarkovskij, insignito del Leone d’oro al miglior fi lm al Festival di Venezia nel 1962. Un’attenzione particolare nella mostra è riservata ai lavori cinematografi ci tratti dai classici, come le locandine e i fi lmati de «I fratelli Karamazov» di Pir’ev, «Anna Karenina» di Zarkhi, «Amleto» di Kozinzev e altri fi lm. Un rilievo altrettanto importante è assegnato ai materiali del capolavoro «Guerra e Pace» di Bondarchuk, per metà è costituiti dagli schizzi della sceneggiatura della Battaglia di Barodino. Nella mostra una sezione a parte è dedicata alla produzione cinematografi ca italo-sovietica, avviata già nel 1964 con Giuseppe De Santis e Dmitry Vasilev, registi di «Italiani brava gente», dedicato agli italiani che hanno combattuto in Russia. Nel 1967 tra Italia e Russia fu siglato un accordo specifi co di co-produzione cinematografi ca, concepito come una novità per il lavoro dei fi lm. Nella mostra sono presenti le locandine e lo foto dello staff di fi lm come «Waterloo» di Bondarchuk che ha ricevuto il David di Donatello nel 1971; «Una matta, matta, matta corsa in Russia» di Rjazanov, che ebbe molto successo in Russia; «La tenda rossa» di Kalatozov, ispirato alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia, comandata dal generale Umberto Nobile. I materiali della storia della distribuzione cinematografi ca del cinema italiano in Russia e i rari fi lmati della collezione Mosfi lm completano la mostra.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35276.htm







Il paese dei Balocchi
DAL 07/11/2015 AL 22/11/2015
 

Dal 7 al 22 novembre la Torre civica di Mestre ospita una mostra d'arte contemporanea dedicata al progetto artistico pittorico “Il paese dei Balocchi”. L'iniziativa è promossa dalla Municipalità di Mestre Carpenedo, in collaborazione con Mes3venti. 'Il paese dei Balocchi' – si legge in una nota degli organizzatori - è il format usato da Altheo Magazine per far conoscere i nuovi talenti italiani nelle varie forme artistiche attraverso immagini, video ed interviste, alla scoperta di dubbi, progetti, sogni, delusioni e vittorie che li caratterizzano. Il tutto 'raccontato' con il metodo del viaggio 'on the road', lungo la penisola, lasciando parlare gli artisti e le artiste”.
La mostra, che sta facendo il giro d’Italia, vuole esprimere le emozioni e le idee di questi nuovi talenti comunicate attraverso la pittura, la scultura e il fumetto.
L’esposizione, ad ingresso libero, viene inaugurata sabato 6 novembre alle ore 17 e resta aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 sabato e domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
dettagli
Biglietto: ingresso libero
Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35376.htm







Il Bosco di San Fancesco – Uno sguardo sulla Romania (O privire catre Romania)
dal 06/11/2015 al 30/11/2015

Da sempre il bosco è un atelier a cielo aperto per l'arte immersa nell'ambiente che ci circonda. Anche quando ci appare come un fondale impenetrabile. Spettacolo di natura, spazio di libertà e di pensiero, il bosco fa il suo ingresso nell'arte fotografica del diciannovesimo secolo, rivoluzionando la pittura e il gusto per il paesaggio, con i ritratti della foresta di Fontainebleau di Gustave Le Gray in cui, la luce, filtrata dai rami, crea un'atmosfera di arte sacra molto amata da tutti i pittori che vi si rifugiano: Courbet, Rousseau, Corot; negli stati d'animo sospesi e colti in natura da Monet, Sisley e Renoir con la rapidità di un’impressione. Un movimento dell'arte nell'arte della rappresentazione in un magnifico laboratorio 'a grandezza naturale' che unisce la tecnica pittorica con quella fotografica, nell’eccitante sfida di cogliere, con immediatezza sensuale, il mutare della luce e i misteri dell'eterno, fino a incantarsi nel dripping di una foresta di Pollock.
Il Bosco di San Francesco è il titolo di una serie di 25 fotografie di 'luce ed energia' scattate tra il 2010 e il 2012 da Beba Stoppani sulle pendici del Monte Subasio, a pochi chilometri da Assisi.
Il rigoglio della vegetazione e l'intimo legame con la storia e l'insegnamento del Santo di Assisi, Patrono d'Italia, fanno di questa selva un luogo mistico, unico al mondo. E' un luogo sacro che da sempre suscita venerazione; luogo iniziatico di crescita organica e di rigenerazione, segnato dall’ordine simbolico dell'eremo, ma nello stesso tempo impossibile da governare; luogo magmatico per sua costituzione, dove ogni territorialità sprofonda in natura: ossa, bacche, battiti animali, funghi, memoria vivente e perduta, tutto partecipa alla decomposizione della materia organica che si fa humus e alimenta la terra. Nel bosco di San Francesco ci si addentra camminando.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35281.htm








13 NOVEMBRE 2015



Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture
dal 10/11/2015 al 22/11/2015

                     
L'inaugurazione della mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture» si tiene martedì 10 novembre alle ore 18.00.
Il Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, in collaborazione con la Direzione dei Programmi Internazionali, inaugura la mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture». Lo scopo principale della rassegna è quello di fornire l’immagine delle relazioni tra Italia e Russia nel campo del cinema. La tradizione dei rapporti tra i due Paesi in quest’ambito ha una lunga storia: già dal 1961 si tenevano dei simposi italo-russi a cui partecipavano registi che, dopo aver guardato insieme i fi lm, discutevano dei più importanti problemi dell’arte. Nel frattempo a Mosca e in altre città sovietiche si assisteva spesso alla settimana del cinema italiano e in Italia a quella del cinema sovietico. Una delle sezioni più importanti, all’interno della mostra, è occupata dai materiali dedicati a noti fi lm sovietici che hanno infl uenzato la storia della cinematografi a nazionale e internazionale e sono stati premiati in diverse città. La mostra presenta locandine, fi lmati e fotografi e delle sceneggiature di fi lm come «Aleksandr Nevskij» e «Ivan il terribile» di Ejzenštejn, fra i più importanti classici del cinema mondiale. Il tema della Grande Guerra, di forte attualità nel contesto cinematografi co sovietico, si apre con i materiali di «Ballata di un soldato» di Chukhrai, che ha vinto nel 1960 il David di Donatello e «L’infanzia di Ivan» di Tarkovskij, insignito del Leone d’oro al miglior fi lm al Festival di Venezia nel 1962. Un’attenzione particolare nella mostra è riservata ai lavori cinematografi ci tratti dai classici, come le locandine e i fi lmati de «I fratelli Karamazov» di Pir’ev, «Anna Karenina» di Zarkhi, «Amleto» di Kozinzev e altri fi lm. Un rilievo altrettanto importante è assegnato ai materiali del capolavoro «Guerra e Pace» di Bondarchuk, per metà è costituiti dagli schizzi della sceneggiatura della Battaglia di Barodino. Nella mostra una sezione a parte è dedicata alla produzione cinematografi ca italo-sovietica, avviata già nel 1964 con Giuseppe De Santis e Dmitry Vasilev, registi di «Italiani brava gente», dedicato agli italiani che hanno combattuto in Russia. Nel 1967 tra Italia e Russia fu siglato un accordo specifi co di co-produzione cinematografi ca, concepito come una novità per il lavoro dei fi lm. Nella mostra sono presenti le locandine e lo foto dello staff di fi lm come «Waterloo» di Bondarchuk che ha ricevuto il David di Donatello nel 1971; «Una matta, matta, matta corsa in Russia» di Rjazanov, che ebbe molto successo in Russia; «La tenda rossa» di Kalatozov, ispirato alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia, comandata dal generale Umberto Nobile. I materiali della storia della distribuzione cinematografi ca del cinema italiano in Russia e i rari fi lmati della collezione Mosfi lm completano la mostra.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35276.htm







Il paese dei Balocchi
DAL 07/11/2015 AL 22/11/2015
 

Dal 7 al 22 novembre la Torre civica di Mestre ospita una mostra d'arte contemporanea dedicata al progetto artistico pittorico “Il paese dei Balocchi”. L'iniziativa è promossa dalla Municipalità di Mestre Carpenedo, in collaborazione con Mes3venti. 'Il paese dei Balocchi' – si legge in una nota degli organizzatori - è il format usato da Altheo Magazine per far conoscere i nuovi talenti italiani nelle varie forme artistiche attraverso immagini, video ed interviste, alla scoperta di dubbi, progetti, sogni, delusioni e vittorie che li caratterizzano. Il tutto 'raccontato' con il metodo del viaggio 'on the road', lungo la penisola, lasciando parlare gli artisti e le artiste”.
La mostra, che sta facendo il giro d’Italia, vuole esprimere le emozioni e le idee di questi nuovi talenti comunicate attraverso la pittura, la scultura e il fumetto.
L’esposizione, ad ingresso libero, viene inaugurata sabato 6 novembre alle ore 17 e resta aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 sabato e domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
dettagli
Biglietto: ingresso libero
Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35376.htm







Mostra personale di Lega, Nazarian e Zagni
dal 04/11/2015 al 04/12/2015


La Bottega d’Arte Gibigiana inaugura mercoledì 4 Novembre alle ore 18.00 una nuova mostra tutta al femminile.
Dedicata al lavoro di tre donne, tre ceramiste, tre artiste dal percorso formativo molto differente, ma intimamente accomunate da un personalissimo sguardo rivolto al mondo della natura, alla forma organica e dall’ insaziabile ricerca nei micro e macro organismi del cosmo. Leitmotiv, poi comune agli artisti in residenza stabile in Gibigiana.
Carla Lega, figlia d’arte, inizia a modellare e creare manufatti in ceramica nel 1975 affiancando il padre Leandro Lega. Si inserisce nella storica tradizione faentina con un linguaggio moderno e assolutamente autonomo, vivacizzato dall’uso particolare del colore e dalla ricerca di forme in divenire sempre nuove. Le sue ultime creazioni sono lastre sottilissime di argilla modellata a “cartoccio” o forme ottenute a “colombino” decorate con smalti metallici e irridescenti. Dagli anni 90’ partecipa a numerose mostre ottenendo premi e riconoscimenti.
Arsinè Nazarian di origini armene, vive e lavora a Venezia. Laureata in filosofia all’università Ca’ Foscari, da anni focalizza il suo lavoro sul grès e la porcellana, nella ricerca di particolari textures e forme. Gli smalti sono elaborati personalmente utilizzando ceneri e terre. La sua linea di complementi d’arredo e oggetti d’uso è foggiata a mano in porcellana e grès, smaltata ad alta temperatura (1260°) con smalti atossici realizzati dall’artista. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali. Ne ricordiamo alcune, come l’esposizione stabile presso Kimera, Irvine, California, mostra collettiva presso lo spazio espositivo Peniche Anako, Senna, Parigi, LiberEsistenze presso il Centro Culturale Candiani, Mestre, Venezia.
Silvia Zagni, bolognese, dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna dà vita ad un immaginario che si serve della terra cotta come strumento primo della propria espressione artistica. Lavora e vive nel castello di Elle a Rioveggio, sull’appennino bolognese, le tecniche da lei usate sono strettamente collegate alla storia geologica e alla realtà di questi luoghi, dove l’artista raccoglie grès puro, sabbia silicea raffinatissima e caolino purissimo. La sua arte, pur nutrendosi di linguaggi squisitamente contemporanei, come la performance, l’installazione site specific e la land art è intimamente complice con tecniche di lavorazione antiche proprie del territorio che la circonda.
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Biglietto: ingresso libero

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http://www.agendavenezia.org/it/evento-35307.htm









De l'ombre à la lumière
DAL 21/10/2015 AL 15/11/2015


Mostra fotografica a cura di Daniela Rosi, che presenta una serie di lavori fotografici realizzati da sei diversi fotografi, in collaborazione con persone in stato di detenzione in diversi Paesi come Italia, Francia, Lettonia, Russia, Brasile. La mostra è promossa dalla Fondazione Bevilacqua La Masa del Comune di Venezia, in collaborazione con l'Ente formativo 'Preface' e l'Associazione di Creativi 'Officina delle Nuvole', con il sostegno delle Cooperativa Rio Terà dei Pensieri e di Lao, laboratorio artisti outsider, e Università Ca' Foscari di Venezia.
L'inaugurazione si tiene martedì 20 ottobre nella sede di Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il titolo 'De l'ombre à la lumiere' fa riferimento non solo a quanto avviene con la fotografia, quando le immagini, nella camera oscura, vengono alla luce, ma anche alla condizione di chi opera nell'ombra e, attraverso il proprio lavoro, emerge all'attenzione dell'interesse collettivo. Lavoro, quindi, come opera fotografica, ma anche, soprattutto, come professione. L'interesse collettivo è sia rappresentato dal contributo che chi lavora offre alla società, sia dall'attenzione a determinati temi che la mostra fotografica può suscitare nel visitatori.
Artisti: Marco Ambrosi, Maison Centrale de Arles, Francia; Giorgio Bombieri, Casa di reclusione femminile, Venezia Giudecca, Italia; Davide Dutto,Casa di reclusione - Saluzzo (Rodolfo Morandi), Italia; CasaCircondariale - Torino (Lorusso e Cotugno), Italia; Giovanna Magri, Casa circondariale di Verona, Montorio, Italia; Eric Oberdorff, Maison d'Arrèt de Nice, Francia; Klauvdij Sluban,Camp disciplinaire de Kolpino, Saint Péterburg, Russia; Camp disciplinaire, Cesis, Lettonia; Camp disciplinaire de Mojaisk, Russia; Prisons bresilliennes pour mineurs, Mario Covas et Arujà deSao Paulo, Brasile.
L'esposizione riunisce i lavori di sei fotografi di differenti nazionalità che hanno lavorato in alcune realtà carcerarie in Francia, in Italia, nei paesi dell'Est Europeo e anche Oltreoceano, con approcci diversi fra loro, unendo attitudine artistica e sensibilità umana. Marco Ambrosi ad Arles ha insegnato la tecnica fotografica a dieci aspiranti fotografi, portandoli ad una competenza professionale e sperimentando con loro le potenzialità della fotografia nell'ambito dell'arte applicata, attraverso un percorso che, dalla tecnica, è sfociato spontaneamente nella composizione creativa e in un risultato artistico.
Giorgio Bombieri a Venezia si è concentrato sulla dignità che il lavoro riesce sempre a restituire a chi lo pratica; il fotografo riesce a cogliere tale dignità nelle espressioni di orgoglio trasmesse dai volti delle donne che tengono in mano strumenti-simbolo del loro lavoro: una vanga, una scopa, un rastrello diventano l'espressione di una 'ricchezza' esistenziale recuperata.
Davide Dutto a Saluzzo e a Torino ripercorre, sfidandole a distanza di un secolo e mezzo, le note teorie fisiognomiche di Cesare Lombroso, proponendo unintenso lavoro contro lo stigma. Egli interroga provocatoriamente chiguarda, lo invita a 'scoprire' le diverse identità e il discrimine scientifico che distingue la personalità di chi vive nella legalità e di chi, invece, risulta essere un deviante per la collettività.
Giovanna Magri a Verona si è cimentata in un progetto che mette in dialogo la fotografia e la parola e che vede, nella rappresentazione del proprio volto, del proprio 'ritratto riscritto', un'occasione di reinvenzione e di palingenesi della propria identità, la quale, come un'araba fenice, può sempre rinascere.
Eric Oberdorff ha lavorato investigando il rapporto del corpo con lo spazio che lo reclude. Una sorta di presa di possesso, attraverso gli scatti, di uno spazio vitale più grande delle anguste pareti di un luogo di detenzione. I corpi divengono un paesaggio e, oltre l'orto concluso della costrizione e del proprio vissuto, aprono nuovi orizzonti.
Klavdij Slubanda oltre venti anni gira il mondo cercando di stabilire un dialogo artistico con minori che si trovano in una situazione extra-ordinaria, come può essere quella di un carcere, offrendo aloro un mezzo espressivo: la macchina fotografica. Un medium che li mette in condizione di guardare, attraverso un obiettivo, spazi,oggetti, persone che fanno parte del loro quotidiano e che, in quanto isolati dal tutto, assumono una bellezza e dei significati inaspettati.
Le immagini in mostra sono in dialogo tra di loro e con il visitatore, cercando di stabilire con esso una sorta d'intimità. Registrando luoghi, sguardi, strumenti, ma anche sensazioni emotive, queste fotografie sono sguardi su una quotidianità in spazi altrimenti preclusi alla maggior parte di noi.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35008.htm











14 NOVEMBRE 2015



Dawn On A Dark Sublime
dal 14/11/2015 al 10/02/2016
 

Il progetto 'Dawn On A Dark Sublime' dell’artista Silvia Mariotti indaga un fenomeno naturale straordinario, che si contraddistingue per una forte connotazione storica – l’artista ha scelto infatti di fotografare le foibe: caverne verticali, abissi, grandi inghiottitoi dell’Istria e del Carso. Le foibe sono un soggetto controverso sia nel dibattito pubblico e sia nella mostra personale di Silvia Mariotti in cui nozioni sublimi sulla natura si intrecciano al pensiero storico. Fotografie, video, sculture e installazioni sonore trasmettono al visitatore un duplice sublime terrore: la magnificenza della natura raffigurata che agisce sulla percezione, ma che implica anche risvolti storici. Il titolo è un riferimento al ricordo, al rammentare, al fare luce attraverso la ricerca artistica su un soggetto notturno - infatti Dawn è l’alba che gradualmente conduce alla luce. Si tratta di un lavoro inedito, per la prima volta presentato negli spazi della Galleria A plus A, costituito da quindici opere, tra sculture, fotografie, video e installazioni sonore, risultato dello studio che da oltre due anni Silvia Mariotti sta conducendo su questo argomento. Opere che l’artista ha sviluppato direttamente sul territorio andando alla ricerca di grotte abbandonate da decenni e note solo alle popolazioni locali. Illustri predecessori hanno tentato delle imprese analoghe, Felix Nadar è stato il primo a spingersi nel 1861 con una fotocamera nel sottosuolo di Parigi, anticipando i suoi colleghi con la sua iniziativa di scattare fotografie nella rete fognaria e nelle catacombe di una grande metropoli. Per la prima volta veniva attribuito all’obiettivo la capacità di effettuare scoperte, era nata l’arte della fotografia e il progetto fotografico e scultoreo di Silvia Mariotti è proprio come l’impresa di Nadar – una sublime scoperta.
Le foibe sono diventate negli ultimi decenni un simbolo della storia più recente dell’Italia e dell’Istria. Come il vaso di pandora, queste grotte sembrano contenere per l’immaginario collettivo tutti i mali del ventesimo secolo. Esse sono diventate il catalizzatore dell’odio etnico, di crimini di guerra contro gli italiani e contro la popolazione locale, dell’esperienza dell’esilio e del grande trauma della nazione creatosi tra due guerre mondiali. Ma queste caverne sono anche fenomeni naturali. Le foibe non parlano soltanto della storia europea del 20esimo secolo, ma di una natura e una geologia millenaria e di tutta una serie di suggestioni letterarie, psicologiche, teologiche, mitologiche ed estetiche.
Jules Verne, per esempio, visitando la cittadina istriana di Pisino e il fiume Foiba che scorre a valle, ha immaginato una realtà parallela all’interno della cavità terrestre, in cui i protagonisti del suo famoso romanzo d’avventura Viaggio al centro della terra scoprono al centro del pianeta un mondo in cui esistono mari sotterranei e irradiazioni elettriche, quasi appartenessero alla preistoria o universi alieni. La mostra di Silvia Mariotti, non è solamente una rivisitazione della storia recente, ma vuole essere anche una rivelazione di un fenomeno naturale unico nel suo genere. Nell’opera dell’artista italiana tutte queste accezioni si manifestano agli occhi del visitatore che apprende a destreggiarsi con una molteplicità di livelli di lettura capaci di aprire a interpretazioni e ad ampliare gli orizzonti spesso limitati dai traumi storici. Le opere in mostra richiedono soprattutto uno sguardo e un ricordo individuale del visitatore, poiché la dimensione del ricordo è qualcosa che riguarda soprattutto l’individuo. È proprio questa la magia del sublime: nonostante riguardi una sfera intima ha la forza di aprire l’accesso a una dimensione più autentica della natura e della storia. Silvia Mariotti è nata a Fano nel 1980, vive e lavora a Milano. Utilizza principalmente la fotografia per interrogare l’habitat che ci circonda, individuando i nessi esistenti tra ciò che è artificiale e naturale. L’occhio fotomeccanico si sofferma su atmosfere sfuggenti, elementi anomali o situazioni enigmatiche; si sforza di isolare lo sguardo dal clamore della vita, ostinandosi a rallentare il ritmo sincopato per afferrare quelle schegge che – se prese singolarmente – costituiscono la trama dell’esistenza, costellata da desideri e nostalgie, equilibri e antinomie, luci e ombre. In tutte le opere, Silvia Mariotti cerca di fare esperienza dei luoghi e delle persone per meglio riflettere sulla situazione ambientale e sociale in cui viviamo. La mostra è cura di Aurora Fonda e Sandro Pignotti, e l'accompagna un catalogo con testi critici di Paolo Fonda, Rebecca Moccia, Sandro Pignotti e Marta Verginella.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35092.htm








De l'ombre à la lumière
DAL 21/10/2015 AL 15/11/2015


Mostra fotografica a cura di Daniela Rosi, che presenta una serie di lavori fotografici realizzati da sei diversi fotografi, in collaborazione con persone in stato di detenzione in diversi Paesi come Italia, Francia, Lettonia, Russia, Brasile. La mostra è promossa dalla Fondazione Bevilacqua La Masa del Comune di Venezia, in collaborazione con l'Ente formativo 'Preface' e l'Associazione di Creativi 'Officina delle Nuvole', con il sostegno delle Cooperativa Rio Terà dei Pensieri e di Lao, laboratorio artisti outsider, e Università Ca' Foscari di Venezia.
L'inaugurazione si tiene martedì 20 ottobre nella sede di Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il titolo 'De l'ombre à la lumiere' fa riferimento non solo a quanto avviene con la fotografia, quando le immagini, nella camera oscura, vengono alla luce, ma anche alla condizione di chi opera nell'ombra e, attraverso il proprio lavoro, emerge all'attenzione dell'interesse collettivo. Lavoro, quindi, come opera fotografica, ma anche, soprattutto, come professione. L'interesse collettivo è sia rappresentato dal contributo che chi lavora offre alla società, sia dall'attenzione a determinati temi che la mostra fotografica può suscitare nel visitatori.
Artisti: Marco Ambrosi, Maison Centrale de Arles, Francia; Giorgio Bombieri, Casa di reclusione femminile, Venezia Giudecca, Italia; Davide Dutto,Casa di reclusione - Saluzzo (Rodolfo Morandi), Italia; CasaCircondariale - Torino (Lorusso e Cotugno), Italia; Giovanna Magri, Casa circondariale di Verona, Montorio, Italia; Eric Oberdorff, Maison d'Arrèt de Nice, Francia; Klauvdij Sluban,Camp disciplinaire de Kolpino, Saint Péterburg, Russia; Camp disciplinaire, Cesis, Lettonia; Camp disciplinaire de Mojaisk, Russia; Prisons bresilliennes pour mineurs, Mario Covas et Arujà deSao Paulo, Brasile.
L'esposizione riunisce i lavori di sei fotografi di differenti nazionalità che hanno lavorato in alcune realtà carcerarie in Francia, in Italia, nei paesi dell'Est Europeo e anche Oltreoceano, con approcci diversi fra loro, unendo attitudine artistica e sensibilità umana. Marco Ambrosi ad Arles ha insegnato la tecnica fotografica a dieci aspiranti fotografi, portandoli ad una competenza professionale e sperimentando con loro le potenzialità della fotografia nell'ambito dell'arte applicata, attraverso un percorso che, dalla tecnica, è sfociato spontaneamente nella composizione creativa e in un risultato artistico.
Giorgio Bombieri a Venezia si è concentrato sulla dignità che il lavoro riesce sempre a restituire a chi lo pratica; il fotografo riesce a cogliere tale dignità nelle espressioni di orgoglio trasmesse dai volti delle donne che tengono in mano strumenti-simbolo del loro lavoro: una vanga, una scopa, un rastrello diventano l'espressione di una 'ricchezza' esistenziale recuperata.
Davide Dutto a Saluzzo e a Torino ripercorre, sfidandole a distanza di un secolo e mezzo, le note teorie fisiognomiche di Cesare Lombroso, proponendo unintenso lavoro contro lo stigma. Egli interroga provocatoriamente chiguarda, lo invita a 'scoprire' le diverse identità e il discrimine scientifico che distingue la personalità di chi vive nella legalità e di chi, invece, risulta essere un deviante per la collettività.
Giovanna Magri a Verona si è cimentata in un progetto che mette in dialogo la fotografia e la parola e che vede, nella rappresentazione del proprio volto, del proprio 'ritratto riscritto', un'occasione di reinvenzione e di palingenesi della propria identità, la quale, come un'araba fenice, può sempre rinascere.
Eric Oberdorff ha lavorato investigando il rapporto del corpo con lo spazio che lo reclude. Una sorta di presa di possesso, attraverso gli scatti, di uno spazio vitale più grande delle anguste pareti di un luogo di detenzione. I corpi divengono un paesaggio e, oltre l'orto concluso della costrizione e del proprio vissuto, aprono nuovi orizzonti.
Klavdij Slubanda oltre venti anni gira il mondo cercando di stabilire un dialogo artistico con minori che si trovano in una situazione extra-ordinaria, come può essere quella di un carcere, offrendo aloro un mezzo espressivo: la macchina fotografica. Un medium che li mette in condizione di guardare, attraverso un obiettivo, spazi,oggetti, persone che fanno parte del loro quotidiano e che, in quanto isolati dal tutto, assumono una bellezza e dei significati inaspettati.
Le immagini in mostra sono in dialogo tra di loro e con il visitatore, cercando di stabilire con esso una sorta d'intimità. Registrando luoghi, sguardi, strumenti, ma anche sensazioni emotive, queste fotografie sono sguardi su una quotidianità in spazi altrimenti preclusi alla maggior parte di noi.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35008.htm








Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture
dal 10/11/2015 al 22/11/2015

                     
L'inaugurazione della mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture» si tiene martedì 10 novembre alle ore 18.00.
Il Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, in collaborazione con la Direzione dei Programmi Internazionali, inaugura la mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture». Lo scopo principale della rassegna è quello di fornire l’immagine delle relazioni tra Italia e Russia nel campo del cinema. La tradizione dei rapporti tra i due Paesi in quest’ambito ha una lunga storia: già dal 1961 si tenevano dei simposi italo-russi a cui partecipavano registi che, dopo aver guardato insieme i fi lm, discutevano dei più importanti problemi dell’arte. Nel frattempo a Mosca e in altre città sovietiche si assisteva spesso alla settimana del cinema italiano e in Italia a quella del cinema sovietico. Una delle sezioni più importanti, all’interno della mostra, è occupata dai materiali dedicati a noti fi lm sovietici che hanno infl uenzato la storia della cinematografi a nazionale e internazionale e sono stati premiati in diverse città. La mostra presenta locandine, fi lmati e fotografi e delle sceneggiature di fi lm come «Aleksandr Nevskij» e «Ivan il terribile» di Ejzenštejn, fra i più importanti classici del cinema mondiale. Il tema della Grande Guerra, di forte attualità nel contesto cinematografi co sovietico, si apre con i materiali di «Ballata di un soldato» di Chukhrai, che ha vinto nel 1960 il David di Donatello e «L’infanzia di Ivan» di Tarkovskij, insignito del Leone d’oro al miglior fi lm al Festival di Venezia nel 1962. Un’attenzione particolare nella mostra è riservata ai lavori cinematografi ci tratti dai classici, come le locandine e i fi lmati de «I fratelli Karamazov» di Pir’ev, «Anna Karenina» di Zarkhi, «Amleto» di Kozinzev e altri fi lm. Un rilievo altrettanto importante è assegnato ai materiali del capolavoro «Guerra e Pace» di Bondarchuk, per metà è costituiti dagli schizzi della sceneggiatura della Battaglia di Barodino. Nella mostra una sezione a parte è dedicata alla produzione cinematografi ca italo-sovietica, avviata già nel 1964 con Giuseppe De Santis e Dmitry Vasilev, registi di «Italiani brava gente», dedicato agli italiani che hanno combattuto in Russia. Nel 1967 tra Italia e Russia fu siglato un accordo specifi co di co-produzione cinematografi ca, concepito come una novità per il lavoro dei fi lm. Nella mostra sono presenti le locandine e lo foto dello staff di fi lm come «Waterloo» di Bondarchuk che ha ricevuto il David di Donatello nel 1971; «Una matta, matta, matta corsa in Russia» di Rjazanov, che ebbe molto successo in Russia; «La tenda rossa» di Kalatozov, ispirato alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia, comandata dal generale Umberto Nobile. I materiali della storia della distribuzione cinematografi ca del cinema italiano in Russia e i rari fi lmati della collezione Mosfi lm completano la mostra.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35276.htm







Il paese dei Balocchi
DAL 07/11/2015 AL 22/11/2015
 

Dal 7 al 22 novembre la Torre civica di Mestre ospita una mostra d'arte contemporanea dedicata al progetto artistico pittorico “Il paese dei Balocchi”. L'iniziativa è promossa dalla Municipalità di Mestre Carpenedo, in collaborazione con Mes3venti. 'Il paese dei Balocchi' – si legge in una nota degli organizzatori - è il format usato da Altheo Magazine per far conoscere i nuovi talenti italiani nelle varie forme artistiche attraverso immagini, video ed interviste, alla scoperta di dubbi, progetti, sogni, delusioni e vittorie che li caratterizzano. Il tutto 'raccontato' con il metodo del viaggio 'on the road', lungo la penisola, lasciando parlare gli artisti e le artiste”.
La mostra, che sta facendo il giro d’Italia, vuole esprimere le emozioni e le idee di questi nuovi talenti comunicate attraverso la pittura, la scultura e il fumetto.
L’esposizione, ad ingresso libero, viene inaugurata sabato 6 novembre alle ore 17 e resta aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 sabato e domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
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Biglietto: ingresso libero
Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35376.htm













15 NOVEMBRE 2015



Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture
dal 10/11/2015 al 22/11/2015

                     
L'inaugurazione della mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture» si tiene martedì 10 novembre alle ore 18.00.
Il Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, in collaborazione con la Direzione dei Programmi Internazionali, inaugura la mostra «Russia-Italia. Pagine di cinema tra due culture». Lo scopo principale della rassegna è quello di fornire l’immagine delle relazioni tra Italia e Russia nel campo del cinema. La tradizione dei rapporti tra i due Paesi in quest’ambito ha una lunga storia: già dal 1961 si tenevano dei simposi italo-russi a cui partecipavano registi che, dopo aver guardato insieme i fi lm, discutevano dei più importanti problemi dell’arte. Nel frattempo a Mosca e in altre città sovietiche si assisteva spesso alla settimana del cinema italiano e in Italia a quella del cinema sovietico. Una delle sezioni più importanti, all’interno della mostra, è occupata dai materiali dedicati a noti fi lm sovietici che hanno infl uenzato la storia della cinematografi a nazionale e internazionale e sono stati premiati in diverse città. La mostra presenta locandine, fi lmati e fotografi e delle sceneggiature di fi lm come «Aleksandr Nevskij» e «Ivan il terribile» di Ejzenštejn, fra i più importanti classici del cinema mondiale. Il tema della Grande Guerra, di forte attualità nel contesto cinematografi co sovietico, si apre con i materiali di «Ballata di un soldato» di Chukhrai, che ha vinto nel 1960 il David di Donatello e «L’infanzia di Ivan» di Tarkovskij, insignito del Leone d’oro al miglior fi lm al Festival di Venezia nel 1962. Un’attenzione particolare nella mostra è riservata ai lavori cinematografi ci tratti dai classici, come le locandine e i fi lmati de «I fratelli Karamazov» di Pir’ev, «Anna Karenina» di Zarkhi, «Amleto» di Kozinzev e altri fi lm. Un rilievo altrettanto importante è assegnato ai materiali del capolavoro «Guerra e Pace» di Bondarchuk, per metà è costituiti dagli schizzi della sceneggiatura della Battaglia di Barodino. Nella mostra una sezione a parte è dedicata alla produzione cinematografi ca italo-sovietica, avviata già nel 1964 con Giuseppe De Santis e Dmitry Vasilev, registi di «Italiani brava gente», dedicato agli italiani che hanno combattuto in Russia. Nel 1967 tra Italia e Russia fu siglato un accordo specifi co di co-produzione cinematografi ca, concepito come una novità per il lavoro dei fi lm. Nella mostra sono presenti le locandine e lo foto dello staff di fi lm come «Waterloo» di Bondarchuk che ha ricevuto il David di Donatello nel 1971; «Una matta, matta, matta corsa in Russia» di Rjazanov, che ebbe molto successo in Russia; «La tenda rossa» di Kalatozov, ispirato alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia, comandata dal generale Umberto Nobile. I materiali della storia della distribuzione cinematografi ca del cinema italiano in Russia e i rari fi lmati della collezione Mosfi lm completano la mostra.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35276.htm







Il paese dei Balocchi
DAL 07/11/2015 AL 22/11/2015
 

Dal 7 al 22 novembre la Torre civica di Mestre ospita una mostra d'arte contemporanea dedicata al progetto artistico pittorico “Il paese dei Balocchi”. L'iniziativa è promossa dalla Municipalità di Mestre Carpenedo, in collaborazione con Mes3venti. 'Il paese dei Balocchi' – si legge in una nota degli organizzatori - è il format usato da Altheo Magazine per far conoscere i nuovi talenti italiani nelle varie forme artistiche attraverso immagini, video ed interviste, alla scoperta di dubbi, progetti, sogni, delusioni e vittorie che li caratterizzano. Il tutto 'raccontato' con il metodo del viaggio 'on the road', lungo la penisola, lasciando parlare gli artisti e le artiste”.
La mostra, che sta facendo il giro d’Italia, vuole esprimere le emozioni e le idee di questi nuovi talenti comunicate attraverso la pittura, la scultura e il fumetto.
L’esposizione, ad ingresso libero, viene inaugurata sabato 6 novembre alle ore 17 e resta aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 sabato e domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
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Biglietto: ingresso libero
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http://www.agendavenezia.org/it/evento-35376.htm







Il Bosco di San Fancesco – Uno sguardo sulla Romania (O privire catre Romania)
dal 06/11/2015 al 30/11/2015

Da sempre il bosco è un atelier a cielo aperto per l'arte immersa nell'ambiente che ci circonda. Anche quando ci appare come un fondale impenetrabile. Spettacolo di natura, spazio di libertà e di pensiero, il bosco fa il suo ingresso nell'arte fotografica del diciannovesimo secolo, rivoluzionando la pittura e il gusto per il paesaggio, con i ritratti della foresta di Fontainebleau di Gustave Le Gray in cui, la luce, filtrata dai rami, crea un'atmosfera di arte sacra molto amata da tutti i pittori che vi si rifugiano: Courbet, Rousseau, Corot; negli stati d'animo sospesi e colti in natura da Monet, Sisley e Renoir con la rapidità di un’impressione. Un movimento dell'arte nell'arte della rappresentazione in un magnifico laboratorio 'a grandezza naturale' che unisce la tecnica pittorica con quella fotografica, nell’eccitante sfida di cogliere, con immediatezza sensuale, il mutare della luce e i misteri dell'eterno, fino a incantarsi nel dripping di una foresta di Pollock.
Il Bosco di San Francesco è il titolo di una serie di 25 fotografie di 'luce ed energia' scattate tra il 2010 e il 2012 da Beba Stoppani sulle pendici del Monte Subasio, a pochi chilometri da Assisi.
Il rigoglio della vegetazione e l'intimo legame con la storia e l'insegnamento del Santo di Assisi, Patrono d'Italia, fanno di questa selva un luogo mistico, unico al mondo. E' un luogo sacro che da sempre suscita venerazione; luogo iniziatico di crescita organica e di rigenerazione, segnato dall’ordine simbolico dell'eremo, ma nello stesso tempo impossibile da governare; luogo magmatico per sua costituzione, dove ogni territorialità sprofonda in natura: ossa, bacche, battiti animali, funghi, memoria vivente e perduta, tutto partecipa alla decomposizione della materia organica che si fa humus e alimenta la terra. Nel bosco di San Francesco ci si addentra camminando.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte:

http://www.agendavenezia.org/it/evento-35281.htm








De l'ombre à la lumière
DAL 21/10/2015 AL 15/11/2015


Mostra fotografica a cura di Daniela Rosi, che presenta una serie di lavori fotografici realizzati da sei diversi fotografi, in collaborazione con persone in stato di detenzione in diversi Paesi come Italia, Francia, Lettonia, Russia, Brasile. La mostra è promossa dalla Fondazione Bevilacqua La Masa del Comune di Venezia, in collaborazione con l'Ente formativo 'Preface' e l'Associazione di Creativi 'Officina delle Nuvole', con il sostegno delle Cooperativa Rio Terà dei Pensieri e di Lao, laboratorio artisti outsider, e Università Ca' Foscari di Venezia.
L'inaugurazione si tiene martedì 20 ottobre nella sede di Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il titolo 'De l'ombre à la lumiere' fa riferimento non solo a quanto avviene con la fotografia, quando le immagini, nella camera oscura, vengono alla luce, ma anche alla condizione di chi opera nell'ombra e, attraverso il proprio lavoro, emerge all'attenzione dell'interesse collettivo. Lavoro, quindi, come opera fotografica, ma anche, soprattutto, come professione. L'interesse collettivo è sia rappresentato dal contributo che chi lavora offre alla società, sia dall'attenzione a determinati temi che la mostra fotografica può suscitare nel visitatori.
Artisti: Marco Ambrosi, Maison Centrale de Arles, Francia; Giorgio Bombieri, Casa di reclusione femminile, Venezia Giudecca, Italia; Davide Dutto,Casa di reclusione - Saluzzo (Rodolfo Morandi), Italia; CasaCircondariale - Torino (Lorusso e Cotugno), Italia; Giovanna Magri, Casa circondariale di Verona, Montorio, Italia; Eric Oberdorff, Maison d'Arrèt de Nice, Francia; Klauvdij Sluban,Camp disciplinaire de Kolpino, Saint Péterburg, Russia; Camp disciplinaire, Cesis, Lettonia; Camp disciplinaire de Mojaisk, Russia; Prisons bresilliennes pour mineurs, Mario Covas et Arujà deSao Paulo, Brasile.
L'esposizione riunisce i lavori di sei fotografi di differenti nazionalità che hanno lavorato in alcune realtà carcerarie in Francia, in Italia, nei paesi dell'Est Europeo e anche Oltreoceano, con approcci diversi fra loro, unendo attitudine artistica e sensibilità umana. Marco Ambrosi ad Arles ha insegnato la tecnica fotografica a dieci aspiranti fotografi, portandoli ad una competenza professionale e sperimentando con loro le potenzialità della fotografia nell'ambito dell'arte applicata, attraverso un percorso che, dalla tecnica, è sfociato spontaneamente nella composizione creativa e in un risultato artistico.
Giorgio Bombieri a Venezia si è concentrato sulla dignità che il lavoro riesce sempre a restituire a chi lo pratica; il fotografo riesce a cogliere tale dignità nelle espressioni di orgoglio trasmesse dai volti delle donne che tengono in mano strumenti-simbolo del loro lavoro: una vanga, una scopa, un rastrello diventano l'espressione di una 'ricchezza' esistenziale recuperata.
Davide Dutto a Saluzzo e a Torino ripercorre, sfidandole a distanza di un secolo e mezzo, le note teorie fisiognomiche di Cesare Lombroso, proponendo unintenso lavoro contro lo stigma. Egli interroga provocatoriamente chiguarda, lo invita a 'scoprire' le diverse identità e il discrimine scientifico che distingue la personalità di chi vive nella legalità e di chi, invece, risulta essere un deviante per la collettività.
Giovanna Magri a Verona si è cimentata in un progetto che mette in dialogo la fotografia e la parola e che vede, nella rappresentazione del proprio volto, del proprio 'ritratto riscritto', un'occasione di reinvenzione e di palingenesi della propria identità, la quale, come un'araba fenice, può sempre rinascere.
Eric Oberdorff ha lavorato investigando il rapporto del corpo con lo spazio che lo reclude. Una sorta di presa di possesso, attraverso gli scatti, di uno spazio vitale più grande delle anguste pareti di un luogo di detenzione. I corpi divengono un paesaggio e, oltre l'orto concluso della costrizione e del proprio vissuto, aprono nuovi orizzonti.
Klavdij Slubanda oltre venti anni gira il mondo cercando di stabilire un dialogo artistico con minori che si trovano in una situazione extra-ordinaria, come può essere quella di un carcere, offrendo aloro un mezzo espressivo: la macchina fotografica. Un medium che li mette in condizione di guardare, attraverso un obiettivo, spazi,oggetti, persone che fanno parte del loro quotidiano e che, in quanto isolati dal tutto, assumono una bellezza e dei significati inaspettati.
Le immagini in mostra sono in dialogo tra di loro e con il visitatore, cercando di stabilire con esso una sorta d'intimità. Registrando luoghi, sguardi, strumenti, ma anche sensazioni emotive, queste fotografie sono sguardi su una quotidianità in spazi altrimenti preclusi alla maggior parte di noi.
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Biglietto: ingresso libero

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http://www.agendavenezia.org/it/evento-35008.htm





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